Se per il primo posto si attende solamente l'ufficialità della matematica, per dare il via alla festa dei tifosi del Napoli, alle spalle degli azzurri la lotta si fa sempre più infuocata, complici anche i passi falsi di Lazio, Juventus e Roma in questo weekend. Sei squadre in 9 punti, dai biancocelesti secondi all'Atalanta, settima, con soli tre posti a disposizione per partecipare alla prossima edizione della Champions League.
In esclusiva ai microfoni di SPORTITALIA è intervenuto l'ex attaccante azzurro, Emanuele Calaiò, per parlare della sensazionale stagione della squadra di Spalletti e della corsa al quarto posto.
Quanto sta incidendo Spalletti nella vittoria di questo scudetto?
"Spalletti ha inciso molto in questa vittoria. Inutile negarlo: ad inizio anno eravamo tutti un po' scettici, vista la rivoluzione che c'è stata. Erano arrivati giocatori che adesso sono considerati forti, ma che ad inizio anno non li conosceva nessuno. Dopo le uscite di Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian Ruiz, nessuno pensava ad un Napoli così".
Come ci è riuscito?
"In ritiro il tecnico ha trasmesso il suo credo tecnico-tattico ai nuovi, da Kim a Kvaratskhelia, che sembrano giocare lì da anni, rendendoli giocatori importanti. Il clup ha fatto investimenti importanti su di loro dandogli fiducia. Spalletti ha spaccato il campionato, dominandolo sotto tutti i punti di vista: ferocia, intensità, gioco. La società spendendo poco ha vinto uno Scudetto".
C'è un uomo simbolo, in questo Scudetto del Napoli?
"Dico di no. O meglio: Spalletti. Rispetto ad Inter, Milan, Juve, Roma, che si appoggiano spesso ad uno o due giocatori, come i nerazzurri con Lautaro e Lukaku o i rossoneri con Leao o i bianconeri con Di Maria che inventa qualcosa, gli azzurri contano soprattutto sulla squadra. Non sono mai dipesi da un singolo. Poi è facile sottolineare alcuni nomi, certo".
Quali?
"Penso a Kvaratskhelia od Osimhen. Ma è stata tutta la squadra ad aver reso. La testimonianza di questo è stata il fatto che l'attaccante nigeriano è rimasto fuori due mesi, ma i partenopei hanno continuato a vincere con Simeone e Raspadori. Il collettivo sta facendo qualcosa di straordinario".
Ora il Napoli dovrà mantenere l'ossatura per aprire un ciclo? I rumors di mercato per i pezzi pregiati, non mancano.
"Gli Azzurri sono ora da considerare fra le top, ormai. Dopo i secondi e terzi posti degli ultimi anni, arrivando questo Scudetto ci si aspetta sempre un miglioramento. Sicuramente De Laurentiis è un imprenditore bravissimo, deve far quadrare i conti e sarà difficile trattenere un giocatore come Osimhen. Arrivassero offerte da 100-150 milioni, penso che partirebbe. Ma magari sarà venduto solo lui e la dirigenza ha sempre azzeccato gli attaccanti, quindi sono certo che verrà degnamente sostituito".
Quali saranno le altre 3 squadre ad andare in Champions?
"Oltre al Napoli dico Lazio e Juventus, innanzitutto. Poi è una bella bagarre: la Roma è strana, discontinua. Può vincere con chiunue, ma può steccare anche con le piccole. Lo stesso le milanesi. Ma alla fine credo la spunterà l'Inter".
Per le due milanesi ci sarebbe un'altra via… Possibile?
"Tutto può succedere. Sulla carta dico di no: penso che sarà una fra City e Real a vincere la Champions. Poi certo, la finale è un terno al lotto ed in 90 minuti possono essere gli episodi a decidere una partita. Ma per le rose che hanno quelle due, sono favorite e Guardiola ha un Haaland in più".
L'Italia può pensare alla tripletta Champions-Europa League-Conference?
"Sì, può pensarlo. Già così per il campionato italiano è importante aver avuto 5 squadre alle semifinali. Il nostro calcio sta crescendo, aumentando il proprio livello. Dobbiamo crescere dal punto di vista dei settori giovanili e della valorizzazione dei nostri talenti. Perché siamo invasi da stranieri e la Nazionale di Mancini fa fatica. Bisogna credere più sui giovani e magari qualche regola in più ad aiutare le squadre a puntarci maggiormente".