E poi ci sono gli uomini, gli stessi che meriterebbero rispetto a prescindere. A maggiore ragione nel caso di Walter Mazzarri, soprattutto se Aurelio De Laurentiis dice “esonero doloroso, è un amico di famiglia”. La domanda è: ma al famoso amico di famiglia non si poteva evitare di fargli vivere il lunedì più surreale della sua vita calcistica? Mazzarri va a Castel Volturno per dirigere un allenamento da esonerato. Mazzarri lascia Castel Volturno quando tutto il mondo sa che ADL ha scelto Calzona, compresi quelli che domenica notte avevano ignorato una clamorosa svolta in corso oppure avevano rinviato l’eventuale decisione dopo Napoli-Barcellona di stasera. Esattamente il contrario, Aurelio aveva deciso di cambiare dopo aver intuito che Mazzarri era solo un amico di famiglia e non un allenatore idoneo a risolvere i problemi del club. Ma a un amico di famiglia, se davvero gli vuoi bene, dici per tempo come stanno le cose, magari dopo Napoli-Genoa di sabato, anche se non sei certo di avere il sostituto in mano, di sicuro evitandogli il supplizio di quel lunedì di inenarrabile sofferenza. Non ha più senso dire che ADL abbia sbagliato, gli ultimi otto mesi sono sotto gli occhi di tutti. Ha più senso cercare di capire bene il futuro dopo aver calpestato il presente. La cosa peggiore possibile a parte l’epilogo Mazzarri? La vicenda Osimhen che ha legittimamente rinnovato alle condizioni della clausola per andar via in estate, nessuno discute, ma nello stesso tempo creando un insopportabile distinguo tra il figlio d’oro e tanti figliastri. Non sappiamo come si senta Kvaratskhelia, silenzio di circostanza a parte. Non sappiamo come la pensino gli altri componenti del gruppo, immaginiamo ma non andiamo oltre. Sappiamo soprattutto che non può esserci un solo privilegiato dentro lo spogliatoio, all’interno di una strisciante disparità di trattamento. De Laurentiis ci pensi visto che è un maestro in questo: mai potrà esserci un film di successo con un grande attore protagonista nel bel mezzo di tante comparse trattate come tali. Ma ADL è libero di agire come crede, i risultati si sono visti. Noi pensiamo che il Napoli possa fare una buona partita contro il Barcellona, in bocca al lupo a Calzona e al suo entusiasmo, ma per il futuro servirà un pieno di totale e perdurante autocritica. Altrimenti, sarà durissima.
Stefano Pioli ha risposto con i fatti, nelle ultime settimane, alle critiche precedenti. E alle sentenze social, onde altissime, che lo vogliono lontano dal Milan malgrado uno scudetto vinto non certo una vita fa e malgrado un contratto in scadenza il 30 giugno 2025. Il Milan ha questa caratteristica: quando utilizza gli undici titolari, è una squadra forte e imprevedibile. Andiamo oltre: quando schiera i titolari degli ultimi trenta metri, prende qualche gol in più ma comunque riesce quasi sempre a portare a casa la pagnotta. Il turnover dovrebbe essere sconosciuto, a maggior ragione in determinate circostanze. Prendiamo Monza, storia dell’ultimo tonfo dopo una striscia di risultati positivi: Pioli ha deciso di escludere contemporaneamente Pulisic, Giroux e Leao, i risultati sono stati inquietanti, il primo tempo stile “moviola” ha trasmesso inquietudine e anche risentimento. Il Milan aveva battuto per 3-0 il Rennes, ipotecando gli ottavi di finale di Europa League, sarebbe stato lecito aspettare un turnover in Francia giovedì prossimo. Oppure, se dobbiamo proprio spaccare il capello, sarebbe stato meglio partire con i titolari e fare rotazioni nel secondo tempo magari dopo aver blindato il risultato. La spiegazione di Pioli con il senno del poi: Leao doveva giocare e ha avuto un problema al polpaccio; Pulisic avrebbe riposato a prescindere perché stanco; su Giroud nessuna spiegazione. Però, c’è un’obiezione grande quanto un palazzo: sarebbe stato giusto lasciare in panchina Leao per non rischiare di perderlo; Pulisic è entrato fresco come un grillo; Giroud sarebbe meglio averlo nei primi 45 minuti piuttosto che nei secondi. Si può perdere una partita, ma le modalità devono essere un monito per il futuro: al capitolo “turnover e dintorni” Pioli era recidivo, trattasi di un’aggravante