Se il mondo è stato creato in sette giorni, citazione biblica di Zlatan Ibrahimovic che non ha portato affatto fortuna la scorsa estate, per creare il Milan 2025/26 ce ne stanno volendo e ce ne vorranno tanti, decisamente tanti di più. Nelle pieghe della scelta del “direttore sportivo tradizionale” (cit.), si intrecciano alti e bassi, accelerate e frenate, matasse da sbrogliare che ancora ci separano di tanto dalla scelta che coinvolge emozionalmente di più i tifosi, cioè quella del nuovo allenatore. Farsi prendere dall’entusiasmo degli eventi non è complicato, ma è più saggio limitarci al lavoro del cronista e raccontare analiticamente punto per punto le tappe e gli intoppi di quanto sta scorrendo in via Aldo Rossi, con vista su Londra e New York. Lo abbiamo fatto poco fa, in diretta durante Sportitaliamercato, con Gianluigi Longari: continueremo a farlo con la stessa precisione e pacatezza fino a che gli scenari non saranno più chiari. Prima di rispondere alla domanda del popolo, “Chi prendiamo come allenatore?”, occorre farsi più domande su “Chi prenderà l’allenatore”, dimenandosi tra cavilli legali, carte bollate e clausole risolutorie. Anche per questo, il nome di Fabio Paratici non è mai uscito dalla bocca di Giorgio Furlani, impeccabile, nell’intervista a Mediaset nel prepartita del Derby.
Il dirigente piacentino è inibito fino a luglio: questo di fatto non impedisce ai suoi legali di poter trattare i suoi interessi per una futura collaborazione, ma formalmente rende, regolamento alla mano, impossibile i suoi contatti in prima persona con tesserati e agenti. E sono proprio gli uffici legali a svolgere quindi il grosso del lavoro, visto che sullo sfondo, ma sempre più in primo piano, c’è anche il discorso relativo all’inchiesta Prisma e ai suoi relativi sviluppi. Il Milan non mette in dubbio l’onorabilità di Paratici, ma cerca una tutela totale riguardo la gamma completa degli scenari verificabili nel processo. Dall’altra parte, lo stesso Paratici, pur valutando l’approdo al Milan una grande opportunità per il rilancio, ritiene dal suo punto di vista che la sua esperienza e il suo curriculum meriti maggior peso rispetto alle ipotetiche evoluzioni giudiziarie.
L’impasse è superabile, ma è innegabile che al momento esista e resista fino a che una delle due parti non decida di ammorbidirsi per facilitare la fumata bianca. In lontananza, le alternative per entrambi, al momento eteree e fumose, ma pronte a materializzarsi nel caso l’elastico si rompa: l’atalantino D’Amico o altre alternative al momento misteriose (ma non per questo non reali) per il Milan, i sondaggi di altri top club di Champions da Liga e Bundesliga per Paratici. Se fosse una partita a scacchi, i primi pedoni sarebbero già saltati: per Cardinale, Furlani e Paratici infatti è questione di immagine e reputazione, ben più importante di soldi o chiacchiere. Se matrimonio sarà effettivamente, sarà così ben dettagliato e preciso da poter davvero porre basi solide e resistenti al Milan che verrà. Altrimenti, si passerà oltre: meglio impiegare qualche giorno in più a dirsi di sì con convinzione, che pentirsene amaramente reciprocamente nel giro di qualche settimana.
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