Calcio

Esclusioni e maxi penalizzazioni: calcio italiano alla deriva

Acque pessime e dove trovarle. Il calcio italiano è disastrato dai continui fallimenti. Le società professionistiche fanno un’enorme fatica a sostenersi sul piano finanziario. Gli esiti delle difficoltà strutturali sono lampanti: fallimenti a raffica. Lo scriviamo da anni, ma in Italia vige quella voglia di ‘Cambiare tutto per non cambiare niente’. E i risultati, ahinoi, sono sotto gli occhi di tutti.

Lo scandalo Pro Piacenza

Riportiamo alla mente ai nostri lettori il caso Pro Piacenza del febbraio 2019. Il club versava in condizioni economiche disastrose, dopo mensilità non versate ai tesserati, messa in mora e svincolo dei giocatori. La Lega dispose per il 14 febbraio l’obbligo di rientro in campo, pena la radiazione del club. E nella trasferta di Cuneo comparvero 7-8 ragazzetti presi dalla strada, alcuni dei quali nemmeno tesserati, costretti all’umiliazione domenicale. Annesso e connesso il selfie del massaggiatore della squadra, in piazza centrale a Cuneo, mentre s’apprestava a mangiare un panino prima dell’esordio tra i professionisti (concluso pochi minuti dopo per uno stiramento). Fu una domenica tragicomica per il calcio italiano, messo alla gogna da uno spettacolo indecoroso.

L’estate dei ripescaggi mancati

Facciamo un piccolo salto ancora più indietro, rimembrando il caos ripescaggi dell’estate 2018. In Serie B non s’iscrivono Cesena, Bari e Avellino. Il commissario Unico Federale, Fabbricini, accoglie la richiesta della Lega B per mutare il format del campionato, riducendolo a 19 squadre. Fabbricini e Balata i protagonisti di questa mossa, scatenando un’ondata estiva travolgente di ricorsi e battaglie legali. Pro Vercelli, Ternana, Novara, Siena e Catania versarono nelle casse federali pure gli ultimi centesimi dei milioni necessari alla presentazione delle domande di ripescaggio. In una graduatoria che non fu mai resa pubblica dalla FIGC. Addirittura la Virtus Entella fu ammessa in B dal Consiglio di Stato, dopo che aveva già disputato alcune partite in C.

Entella ammessa, anzi no! Che caos

Il caso dei liguri fu davvero emblematico. L’Entella rimase ferma fino a novembre inoltrato, iniziando la Serie C con una decina di gare da recuperare. L’ultima delle quali, udite udite, (Piacenza-Entella, che era in programma a ottobre) calendarizzata ad aprile in barba alle norme federali che prevedono tassativamente che la gara d’andata si giochi prima di quella del ritorno. Fu tra l’altro un incontro decisivo per le sorti del campionato, che vide poi i liguri promossi in Serie B all’ultima giornata, dopo un’annata di assurde peripezie per le incomprensibili decisioni degli organi del calcio italiano.

Tantissimi fallimenti a stagione in corso

Dal 2011 a oggi – nell’arco di poco più di dieci anni – sono tantissime le società di Lega Pro, militanti dunque nei campionati di Serie C (comprese Serie C1 e C2 fino al 2013/14) che non sono riuscite a iscriversi ai campionati e/o sono fallite per difficoltà finanziarie. Più di 80 (!) le società fallite e/o non iscritte al campionato, considerando solo chi ha partecipato alla Lega Pro (non quindi le retrocesse dalla Serie B o le promosse dalla Serie D).

Nel corso di queste stagioni sono stati ben 465 i punti di penalizzazione assegnati a 117 squadre complessivamente per inadempienze. Il passaggio ad una sola divisione sembrava poter appiattire i costi, ma i passivi accumulati sono sempre più consistenti. Il campionato quest’anno si è chiuso a 59 squadre, per la seconda stagione filata. Escludendo la stagione 2019/2020, rotta a metà dalla pandemia, è dal 2017 che la Serie C non si chiude con tutte le società che l’hanno iniziata.

Sportitalia.it (Pixabay Foto)
Quest’anno non fa eccezione…

Le esclusioni in corso d’opera di Turris e Taranto sono solo l’ultimo tassello di un mosaico fortemente depresso del campionato italiano. In poche settimane si riscrivono le classifiche, falsando stagioni in corso d’opera. Nel mondo del calcio circolano ancora personaggi poco raccomandabili: anche la Lucchese è finita in mano a imprenditori che l’hanno abbandonata molto presto.

I rossoneri stanno onorando alla grande il campionato (ora hanno deciso di dire ‘basta’ e sono pronti alla rinuncia a scendere in campo), pur in una situazione economica disastrosa. Giocare gratis tra i professionisti dovrebbe rappresentare la vergogna di un sistema alla deriva, un sistema che sta perdendo pezzi da anni.

Anche in Serie D la situazione è ai limiti dell’imbarazzante: l’Albenga è stato escluso dal girone A dopo che tantissimi dubbi erano già circolati al momento della sua iscrizione nella scorsa estate.

Il caso dei liguri è salito alla ribalta della cronaca nazionale perché ha del clamoroso. Il centrocampista Di Porto ha spiegato in un’intervista la situazione drammatica: “La seconda parte della stagione non è stata diversa dalla prima. Niente stipendi, niente soldi, ristorante (al quale dedico un pensiero ed un forte abbraccio) che non poteva più erogarci i pasti perché non pagato. Penso che in quei momenti senza l’aiuto della mia famiglia io non sarei potuto rimanere ad Albenga. E’ stata durissima, anche se con i miei nuovi compagni mi sono trovato da subito bene andare avanti è stato veramente durissimo. Ho vissuto con grande disagio e imbarazzo il dover chiedere alla società i soldi per poter mangiare, non parlo di una sana alimentazione sportiva ma il minimo per poter sopravvivere”.

Da anni si parla di riforme, si discute di cambianenti più o meno strutturali. Ma non è cambiato niente. In questo modo la credibilità va interamente a farsi benedire.

Niccolo Anfosso

Giornalista pubblicista nato nel 2000. Laureato con il massimo dei voti in Scienze della comunicazione. Cresciuto a pane, sport e libri. Alla continua ricerca della perfezione.

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