Il Gran Premio delle Americhe 2025 ha servito uno di quei piatti forti che solo la MotoGP sa cucinare: adrenalina, colpi di scena e un podio tutto italiano.
A fare e disfare è stato Marc Marquez, portacolori del team Ducati Lenovo, che sembrava destinato a dominare sul suo terreno di caccia preferito. Partenza perfetta, ritmo da manuale, gara sotto controllo. Poi l’errore clamoroso: una caduta in solitaria che ha mandato tutto in fumo. Il COTA, ancora una volta, ha scelto chi premiare e chi punire. A raccogliere l’eredità del disastro Marquez è stato Francesco Bagnaia, lucido, chirurgico, finalmente vincente dopo un avvio di stagione senza vittorie.
Per Pecco, si tratta del primo acuto del 2025, arrivato nel momento giusto per rilanciarsi nella corsa al titolo. Alle sue spalle, l’inesauribile Alex Marquez, che con il terzo secondo posto consecutivo si prende la vetta del Mondiale. Ma il vero eroe di giornata è stato Fabio Di Giannantonio, autore di una gara da gladiatore, chiusa sul terzo gradino del podio dopo un’autentica prova di resistenza. In un circuito tecnico e massacrante come Austin, il romano della VR46 ha tirato fuori cuore e coraggio. Il Mondiale di quest’anno è più avvincente che mai e per vincere, non basterà correre forte.
Di Giannantonio eroico, infortunio e podio: “Alla fine…bel lavoro”
Fabio Di Giannantonio ha trasformato il tracciato di Austin nel palcoscenico della sua impresa più dura e più vera. Terzo al traguardo nel GP delle Americhe, ma primo per cuore, determinazione e resistenza. Perché il podio conquistato dal pilota romano della VR46 ha il sapore di un miracolo sportivo: dal settimo giro in poi ha corso con il braccio sinistro praticamente fuori uso. Il dolore, legato all’infortunio pregresso che lo ha tormentato per mesi, si è fatto sentire presto e senza pietà. Quel braccio era già stato operato a febbraio, dopo la caduta nei test di Sepang.

A un certo punto, durante la gara, Di Giannantonio ha sentito il corpo abbandonarlo: “L’ho guardata (la tabella) e ho visto che mancavano undici giri, mi sono detto: ‘Sì, ciao. Siamo morti’”, ha raccontato con la sua solita ironia dopo la gara a Sky. E invece no, non era finita. Stringendo i denti, compensando lo sforzo con ogni parte del corpo, ha portato a casa un risultato insperato. Alla fine ho fatto pure un bel lavoro, forse avevo risparmiato un filo di gomma rispetto ad Alex e stavo tornando sotto, ma non ce n’avevamo – ha aggiunto Diggia. Sfinito, si è poi accasciato dopo il podio, colto da un lieve mancamento, subito risolto con sali minerali. La sua è una prestazione che va oltre la classifica: è un segnale. Dopo un inverno infinito, Di Giannantonio è tornato. Con coraggio. Con dolore. Con classe.