Calcio

Materazzi e il retroscena: “Mourinho disse a Ibrahimovic una frase pesante”

Lunga chiacchierata tra l’ex difensore dell’Inter Marco Materazzi e Rio Ferdinand per il format ‘Rio Ferdinand Present’. Di seguito il dialogo completo.

Mourinho.
“Ha creato grande empatia nello spogliatoio, che è la cosa più importante, anche più della tecnica e della tattica. Quando siamo usciti col Manchester United agli ottavi ha deciso di restare all’Inter per costruire una grande squadra. In estate abbiamo preso cinque giocatori: Sneijder, Lucio, Milito, Thiago Motta, poi Pandev a gennaio. Dopo aver preso la decisione di restare, mi chiamò, me lo ricordo perché ero al supermercato con mia moglie, per dirmi che gli sarebbe piaciuto avermi in squadra. Dopo 2′ l’ho richiamato e gli ho detto: ‘voglio restare con te’ perché era una persona sincera, non diceva bugie”.

Come era Mourinho nel quotidiano?
“E’ una persona molto intelligente, se ti vede giù perché magari giocavi poco ti scriveva. Avevo davanti a me grandi difensori, ma alla fine ho giocato tutte le gare di Coppa Italia, l’ultima gara di campionato a Siena. Poi ho giocato qualche secondo nella finale, e lo sapevo da venti giorni. Mourinho mi scrisse che sarei entrato sul 2-0. Io ero contento, io sapevo quanto avrei giocato nella mia ultima partita in carriera 20 giorni prima”.

La finale del Mondiale.
“La gente mi conosce per la testata di Zidane, ma io preferisco essere ricordato per i due gol segnati in finale. A fine partita, Gigi Riva mi disse che avrebbe barattato quei due gol con tutti quelli che aveva segnato in carriera. Gli risposi che ero felice che lui fosse felice per me perché era una leggenda”.

Ronaldo il Fenomeno.
“Per me R9 è il migliore con cui ho giocato. A mio parere era Cristiano e Messi insieme. Se uno difensore gli diceva ‘ti ammazza’, perdeva al 100% Quando ha lasciato l’Inter, gli ho detto ‘ricordati che sei mio amico se giochiamo uno contro l’altro'”.

Ibrahimovic.
“E’ il migliore giocatore se vuoi vincere un campionato, non per la Champions. Kakà, Sheva, Iniesta, Ronaldo, Messi sono  anche giocatori che fanno la differenza in gara secca. Zlatan ha molto ego, gli altri sono nulla. Il colpo che mi mandò all’ospedale in un derby? In quella partita parlò con Stankovic, ma per me non ci furono problemi. Una volta è uscito lui, una volta io, ma una volta conclusa la partita per me la faccenda è chiusa”.

Il primo incontro con Mourinho.
“La prima volta eravamo spaventati, nessuno parlava e lui allora disse ‘Non siamo in chiesa’. Potete ridere e parlare, non era un mostro ma un nostro amico. In spogliatoio è una persona totalmente diversa, scherza e ride: una persona normale. Non potevi avere problemi con lui, è sempre stato autentico con tutti. Io non avevo bisogno di giocare ogni partita a 37 anni, ma volevo allenarmi forte per aiutare i miei compagni per essere pronti. E poi se non giocavi con Mourinho, il giorno dopo eri felice perché con lui non correvi”.

Come è riuscito Mourinho a convincere Eto’o a fare anche lavoro difensivo?
“In estate Zlatan disse che voleva andarsene e che non avremmo vinto senza di lui. Quando eravamo, a Pasadena, in uno spogliatoio gigante di quella della NFL, Mourinho si alzò e disse di fronte a tutta la squadra: “Senza di te vinceremo tutto, ricordatelo’. Scrissi a Eto’o che con lui avremmo vinto tutto. Samuel era molto umile, quindi non gli importava la posizione in cui veniva schierato perché voleva semplicemente vincere”.

Niccolo Anfosso

Giornalista pubblicista nato nel 2000. Laureato con il massimo dei voti in Scienze della comunicazione. Cresciuto a pane, sport e libri. Alla continua ricerca della perfezione.

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