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Zanardi, il ricordo più triste: un fallimento

Il pilota, prima di Formula 1 e Indycar poi di handbike, ha attraversato varie fasi sportive e non della sua carriera

Alex Zanardi, a distanza di anni, resta ancora un vero e proprio esempio di sport. Dopo il gravissimo incidente nella gara di Champ Car a Lausitzring (Germana), il pilota è riuscito clamorosamente a sopravvivere anche se l’impatto fortissimo gli costò le gambe. Una volta amputate, Zanardi non si è arreso.

Dopo aver gareggiato in Formula 1 con diversi team come Jordan, Minardi, Lotus e Williams, Zanardi si era spostato sul CART ovvero l’Indycar, trovando la sua dimensione. Qui vinse due campionati consecutivi nel 1997 e 1998 grazie al team Ganassi.

“Tutti tranne lui”: il forte parere su Zanardi

Nella sua carriera post operazione, Zanardi si spostò sugli sport paralimpici. A seguito di una lunga riabilitazione, si reinventa con il paraciclismo dove scrive letteralmente la storia con diversi campionati mondiali, 4 medaglie d’oro e 2 d’argento tra Londra 2012 e Rio 2016.

Zanardi
Zanardi, il ricordo più triste: un fallimento (screenshot YouTube) – sportitalia.it

Insomma, se nell’indycar e nell’handbike si è dimostrato essere uno dei migliori della storia, in Formula 1 ha vissuto qualche difficoltà in più. A parlarne è stato il giornalista Adri Fernandez, ricollegandosi al discorso Formula 1-Indycar e spiegando come tra Mario Andretti, Jacques Villeneuve, Juan Pablo Montoya e Alex Zanardi solo quest’ultimo non riuscì ad andare in una squadra top.

Zanardi – si legge – è stato particolarmente veloce nell’era 1996-98 di CART perché c’erano veicoli che premiavano molto le loro qualità di aggressività, qualcosa che in F1 non avrebbe mai funzionato. Si può sostenere che le è successo come Michael Andretti. Da entrambi ha imparato la lezione Montoya”.

Infatti  Zanardi spiccava particolarmente per la sua dote di pilota aggressivo e veloce, che non si tirava indietro quando si tratta di attaccare. Uno stile di guida che in F1, rispetto all’indycar dove vinse addirittura due titoli mondiali consecutivi, all’epoca non era previsto.

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