Dusan Vlahovic è diventato, nel tempo, il problema della Juventus. Un problema costato un’ottantina di milioni, con un ingaggio che per l’ultima stagione ne prevede 12, compresi ricchi premi e cotillons. In Italia, solo in Italia, facciamo le valutazioni su come utilizzare un calciatore in base al contratto: più si avvicina la scadenza senza rinnovo più scatta la punizione tra panchina e tribuna. Come se uno prendesse a noleggio un’auto e non la utilizzasse più a 4 mesi dalla fine dell’accordo, quasi per autoflagellazione. All’estero fino all’ultimo secondo di “proprietà” non si creano alcun tipo di problema e di scrupolo: se meriti giochi, se non meriti finisci tra le riserve ma non per un discorso contrattuale. Nel caso di Dusan, poi, la scadenza è 30 giugno 2026, figuriamoci: ci dovrebbe essere quindi una spinta superiore per ottenere il massimo e poi cederlo la prossima estate. Se un attaccante colleziona polvere e un posto fisso dietro le quinte, tanti – quasi tutti – dimenticheranno il suo valore e si interrogheranno sull’opportunità di fare una proposta per uno specialista reduce da una stagione più scura che chiara. Se, invece, fino alla fine il suo utilizzo fa scattare gol e assist, allora entriamo in una fase diversa.
La Juventus oggi ha una necessità: non fare di Vlahovic un altro Chiesa. Il figlio d’arte se n’è andato la scorsa estate, dopo essere uscito da qualsiasi rotazione e dopo la comunicazione che non avrebbe fatto parte della strategia tecnica e delle prospettive. La sua cessione è arrivata con un anno di ritardo, sarebbe stato meglio agire nell’estate 2023, al massimo gennaio 2024, per non portare un pugno di bruscolini. Cedere per 10-12 milioni dopo aver speso circa 60 (bonus compresi) è un cazzotto per chiunque, un cazzotto che stenderebbe una mandria di bisonti. Eppure, è andata così e non si può tornare indietro. Vorrei solo ricordare che per Vlahovic, appena qualche sessione di mercato fa, la richiesta era di 70 milioni più ricchi bonus. E che il Paris Saint-Germain era stato il club ad andar più vicino a Dusan, salvo poi fare retromarcia per virare su altre scelte (compreso Kolo Muani) quando eravamo davvero in vista dello striscione che avrebbe portato al traguardo. Da quell’estate Vlahovic è entrato nel frullatore, il riferimento è anche alla gestione precedente a quella di Motta, come se il suo rapporto con la Juventus fosse ai titoli di coda. Vorrei fare i complimenti a quel luminare che, dopo aver completato l’operazione con la Fiorentina nel gennaio 2022, decise di proporre un ingaggio a salire con premio fedeltà fino ad arrivare ai 12 milioni dell’ultima stagione di Dusan in bianconero. Quella che partirà dal prossimo primo luglio e che probabilmente non vedrà la luce perché prima si cercherà una soluzione che vada bene a tutti.
Ora ci sono alcune chiavi interessanti. La prima: Tudor considera Vlahovic un top tra i top, un po’ di tempo fa lo aveva ritenuto superiore a Osimhen. La seconda (collegata alla prima): la stima del nuovo allenatore dovrebbe portare a un utilizzo in pianta stabile, con o senza Kolo Muani al suo fianco, riaccendendo tutte le lampadine fulminate. La terza: nove partite sono sufficienti per segnare 5-6 gol e chiudere decentemente una stagione che aveva preso una brutta piega. La quarta (e ultima) chiave: credo sia interesse di tutti che si consumi simile svolta. E per non fare eventualmente la fine di Federico Chiesa, ceduto come se fosse una cianfrusaglia quasi senza valore.
Terminata la sosta per le Nazionali, questo weekend tornerà in campo il campionato con l'ultima…
È stata una leggenda non solo dello sport e per una vita intera ha reso…
Sui social le immagini 'galeotte' del numero uno al mondo, squalificato per il caso Closteobol…
In attesa di novità sul direttore sportivo, su cui il discorso si proietta a dopo…
Il vicepresidente dell'Inter, Javier Zanetti, ha rilasciato una intervista al portale argentino TycSports, nel corso…
Nel cuore dei Miami Open, Arthur Fils ha messo sostanzialmente fine ai sogni di Sasha…