Medaglia di bronzo al Mondiale del 1998 con la Croazia, Goran Vlaovic ha lasciato ricordi indelebili al Padova dal 1994 al 1996, quando segnava in maglia biancoscudata prima di approdare al Valencia di Claudio Ranieri. L’ex attaccante è intervenuto in esclusiva a Sportitalia per parlare di qualche suo ricordo e anche di attualità.
Come stai? Hai ancora a che fare con il calcio?
“Sto bene, vivo qui a Zagabria, in Croazia. Sono occupato con tante cose, non solo una e sto sempre vicino al calcio in un modo o nell’altro”.
Torni ancora a Padova e nella tua Basilica di Sant’Antonio?
“Certo, torno a Padova ogni volta che posso e se c’è la possibilità anche alla Basilica di Sant’Antonio. Padova è nel mio cuore e lo sarà per sempre”.
I primi due ricordi che ti vengono in mente pensando a questa città?
“Non ne ho solo due, ne ho tantissimi. Ho tanti amici con i quali sono ancora in contatto. Il Calcio Padova è sempre una squadra che seguo, quando va bene e quando non va bene”.
Anche ora quindi?
“Sì, speriamo che quest’anno finisca con la promozione in Serie B. Mi sembra che la squadra sia pronta per la promozione”.
Verrai a Padova a sostenere la squadra dallo stadio?
“Certo, dipende da tante cose perché ho delle bambine piccole. Ma sicuramente verrò a Padova e vedremo anche delle partite, mi emoziono già al solo pensiero”.
Quanto è stato duro il periodo in cui hai pensato di morire, per quella operazione alla testa che hai subito?
“E’ stato un periodo difficile, come normale che sia. Grazie a Dio non è durato molto a lungo, diciamo due mesi intesi come quelli passati prima di decidere cosa fare. Quando ho deciso di fare l’operazione, ho dovuto affrontare anche un’altra paura oltre a quella per la salute”.
Quale?
“La paura che non avrei più giocato a calcio. Però quando ho deciso ed ho fatto l’operazione, è cominciato un periodo per me di recupero mentale e fisico passato rapidamente. Se mi ricordo bene dopo solo un mese dall’operazione mi sono cominciato ad allenare nuovamente, poi dopo un mese e mezzo o due a giocare. Per quel tempo era come un miracolo”.
Prima di andare al Valencia eri stato vicino a qualche big come il Napoli?
“E’ vero sì, ho parlato con tante squadre. Il Valencia è una grande squadra e ho passato un bel periodo lì, però a distanza di anni posso dire che è stato un errore per me lasciare il calcio italiano. Mi è dispiaciuto”.
Per cosa in particolare?
“Il campionato italiano in quegli anni era uno dei migliori al mondo come livello di giocatori e poi il modo di giocare in Italia andava bene per le mie caratteristiche”.
Che effetto ti fa vedere Ranieri, che hai trovato a Valencia, ancora nel calcio a rimettere in carreggiata la Roma?
“Mi fa tanto piacere, davvero. Ho dei bei ricordi a Valencia con lui. Anche con qualche discussione, ma sono cose normali fra calciatori ed allenatori. Abbiamo vinto assieme la Copa del Rey a Valencia. Una festa impressionante per una coppa importante per quella squadra di allora. Adesso vedere che il mister è ancora lì che fa bene come allenatore alla Roma mi fa un bell’effetto”.

Cosa ha significato per te giocare con la Croazia ad un Mondiale?
“Ha significato molto per me. Tutti sanno che in Croazia diamo questa grande importanza al fatto di giocare per la Nazionale. Farlo in un Europeo o ad un Mondiale lo è ancora di più. Per questo penso che i risultati della nostra squadra sono così buoni, soprattutto negli ultimi anni siamo stati secondi e terzi al Mondiale, poi la finale di Nations League”.
Con te nel ’98 c’era Igor Tudor. Che ne pensi della sua nuova avventura alla Juventus?
“Mi sembra una cosa ottima per lui. Un allenatore che fino ad ora ha fatto tante cose buone. Un giocatore della Juve, che conosce tutto, dalla squadra alla società fino ai tifosi, all’ambiente. Purtroppo arriva in un momento difficile per la squadra, avrà una situazione un po’ dura da gestire. Ma spero bene per lui, credo che farà bene e meriterà la conferma”.
Un duro come lui serviva ai bianconeri?
“E’ sempre così: quando una squadra cambia allenatore per risultati che vanno male vuol dire che ci sono tante cose da sistemare. Squadre del livello della Juventus, che ha giocatori importantissimi, se non trova risultati significa che qualcosa non va bene. E quando arriva un allenatore così, duro e con la sua visione, vuole fare le cose a modo suo, è la cosa migliore. Sarà importante che i giocatori lo seguano ora. I risultati si potranno ritrovare solo così”.
Questo Perisic serviva a tante squadre forse?
“Perisic lo conosco da tanto tempo, come commentatore tv prima del Mondiale in Brasile già dicevo che per me era il più forte attaccante della nostra squadra e che tutto quello che dovevamo fare era giocare su di lui. Sa fare tutto, dalla corsa al riferimento offensivo. E’ difficile quello che gli è successo, si è fatto male proprio l’ultimo anno di contratto con il Tottenham, poteva avere poca speranza di continuare a giocare a questo livello, ma forte com’è con questo suo carattere è tornato e mi rende felice”.
Dalla Croazia arriverà Sucic. Che ne pensi di lui e degli altri giovani in rampa di lancio?
“Petar mi piace molto, così come Baturina. Ce ne sono altri che ancora non conoscete, ma che faranno strada. Per questo dico una cosa: la Croazia ha futuro. Non so quando, ma accadrà che perderemo giocatori come Perisic, Modric e Kovacic. Beh, con il tempo penso che questi giovani che stanno crescendo li sapranno sostituire. Sucic è sicuramente fra questi giocatori. L’Inter lo ha già comprato e penso che abbia fatto un buon affare, soprattutto perché lo ha comprato in questo momento. Magari fra 10 partite il suo prezzo sarà differente”.