Ci sono leggende che restano scolpite nella memoria collettiva, e Michael Schumacher è senza dubbio una di queste. Sette volte campione del mondo, 91 vittorie, 68 pole position e oltre trecento Gran Premi disputati.
Sono numeri che definiscono la grandezza di un campione, ma che non raccontano appieno la storia di un ragazzo cresciuto a Kerpen, tra i kart messi insieme con pezzi di fortuna e una determinazione che ha segnato tutta la sua carriera. L’esordio in Formula 1 arrivò nel 1991 grazie a Eddie Jordan, recentemente scomparso, che lo lanciò nel GP del Belgio dopo l’arresto del titolare Bertrand Gachot. Schumi fece un settimo tempo in qualifica che lasciò tutti a bocca aperta, compreso Riccardo Patrese, che lo ritrovò al fianco l’anno dopo in Benetton.

Quella fu l’ultima stagione in F1 per il pilota padovano, mentre per Schumi iniziava la leggenda. I due titoli con Benetton nel 1994 e 1995, poi la scelta ambiziosa: passare in Ferrari per riportare il Cavallino sul tetto del mondo. Dopo anni di sacrifici e sconfitte, dal 2000 al 2004 arrivarono cinque titoli consecutivi, poi il ritiro, il ritorno in pista con Mercedes e il definitivo addio nel 2012. Un anno dopo si consumò la tragedia: l’incidente sugli sci a Meribel, in Francia, che lo ha allontanato dalle scene e che ancora oggi lascia i tifosi con un vuoto immenso. Michael Schumacher non è solo un campione, è un simbolo ed anche per Riccardo Patrese, lui fu un compagno e, forse, un testimone del tempo che cambiava.