Il GP d’Australia ha lasciato il segno, non solo per la vittoria di Lando Norris e per il podio conquistato da un sorprendente Andrea Kimi Antonelli, ma anche per gli equilibri di classifica che iniziano a delinearsi.
Verstappen, pur secondo al traguardo, ha limitato i danni in un weekend complicato per la Red Bull, mentre la Ferrari è apparsa in affanno e incapace di sfruttare le condizioni miste della pista. Ma oltre ai risultati sportivi, a Melbourne è esploso un altro tema che ora agita i paddock: quello delle ali posteriori flessibili. Durante il weekend australiano, la FIA ha osservato con attenzione alcune anomalie legate al comportamento aerodinamico delle vetture in rettilineo. Alcuni profili posteriori mostravano una flessione eccessiva, capace di ridurre significativamente la resistenza all’aria e aumentare la velocità massima.

Un vantaggio definito da molti come “mini-DRS”, già oggetto di polemiche nella scorsa stagione, soprattutto dopo il successo della McLaren a Baku. Dopo aver analizzato dati e filmati, la FIA ha deciso di intervenire subito e già dal prossimo GP di Cina, i controlli sulle ali posteriori saranno inaspriti: sotto un carico di 75 kg, la variazione tra i due elementi dell’ala dovrà rimanere entro i 0,5 mm (contro i 2 mm precedenti). In parole semplici, le ali dovranno essere più rigide e meno “furbe”. Una stretta che potrebbe influenzare assetti e prestazioni, e che dimostra come la FIA voglia riportare la competizione in binari sempre più chiari. C’è però un retroscena importante da segnalare, con la Red Bull che ha sconvolto tutto.
Test Bahrain, Ferrari “incastrata” dalla Red Bull
Nel paddock si sussurrava da settimane probabilmente, adesso arriva la conferma: la Red Bull non è rimasta a guardare. Secondo quanto riportato dai giornalisti tedeschi di Auto Motor und Sport, il team di Max Verstappen avrebbe storto il naso già durante i testi in Bahrain, bussando alla porta della Federaizone e facendo quattro nomi nello specifico. Nel mirino, ovviamente, sono finite McLaren e Ferrari, oltre alle insospettabili Alpine e Haas. Una denuncia pesante, quella della Red Bull, che ha fatto scattare i campanelli d’allarme in FIA e che, a questo punto, ha accelerato l’inasprimento dei controlli già in atto da questo weekend in Cina.

La sensazione, ormai non troppo velata, è che la Red Bull abbia voluto giocare d’anticipo proteggendosi da un potenziale vantaggio altrui. In fondo, dopo anni di dominio, vedere certe squadre avvicinarsi sul passo gara come la McLaren a Melbourne, ha acceso più di una spia. La domanda ora è: quanto inciderà questa direttiva sui valori in pista? A Shanghai lo scopriremo presto, ma la guerra politica tra scuderie è già entrata nel vivo e anche la Ferrari, partita già con il piede sbagliato, potrebbe pagarne le conseguenze.