Il mondo dei direttori: Sartori modella, Sogliano inventa, Gardini scialacqua

Si parla molto dei direttori sportivi, delle grandi spese estive senza ritorno della Juve, dei flop di chi è alle prime armi (imbarazzante le situazione a Cosenza con Delvecchio che è finito nel mirino della critica con la C dietro l’angolo), ma sarebbe bene fare una selezione. Questa: chi da anni impera con intuizioni fantastiche (Giovanni Sartori), chi frigge il pesce con l’acqua (Sean Sogliano) e chi ha investito una tombola impressionante in Serie B senza ritorni accettabili (Giovanni Gardini). La premessa è molto semplice: non è importante quanti soldi hai in cassa, è molto più importante quanto ottieni con le tue idee, con il tuo fiuto, giocando di anticipo e senza costringere il presidente ad aprire la cassaforte in modo esagerato.

Castro Bologna
Castro, attaccante Bologna

Giovanni Sartori è il direttore ideale per sognare. Ha una clamorosa gavetta alle spalle, se avesse voluto lasciare il mitico Chievo sarebbe andato via in netto anticipo rispetto a quando ha lasciato, si muove in prima persona, viaggia nell’ombra e nel rigoroso silenzio, si fida di pochissimi collaboratori e ci mette l’ultimissimo occhio prima di sciogliere qualsiasi riserva. Sartori ha lavorato a Bergamo pur non rivolgendosi la parola con Gian Piero Gasperini, è andato avanti per la strada di competenza senza il minimo condizionamento, sarebbe stato l’ideale per un top club davvero top, ma ha sempre declinato in assenza di convinzione totale. Quando ha detto sì al Bologna, lo ha fatto perché gli sarebbe piaciuto ripetere lo stesso percorso di Bergamo prendendo la rincorsa dallo scantinato e non dal primo piano del grattacielo. Morale: costruire. Guardate le sue ultime intuizioni: Beukema per mezzo pugno di noccioline, Castro quasi in rapporto a quanto sono schizzate le valutazioni, senza dimenticare i vari Ferguson, Dominguez e potremmo andare avanti fino alla vigilia di Pasqua. Chi prende Sartori sa di rilevare il pacchetto completo: dai primi vagiti di un campioncino al percosso completo con plusvalenza assicurata, marchio di fabbrica di casa GS con certificato di garanzia.

Sean Sogliano ha avuto un ruolo decisivo nel consolidamento della Serie A in casa Verona. Se ci riuscisse anche quest’anno, sarebbe idealmente un’altra Champions da mettere in bacheca. Dicevo che frigge il pesce con l’acqua perché ha spesso venduto talenti per 12 o 15 milioni e ha preso il sostituto per un milione o qualcosa in più. Impressionante. Nell’ultimo anno di Baroni con l’Hellas a gennaio la parola d’ordine era “cedere a costo di pregiudicare la salvezza” e avevano quasi venduto persino i pali delle porte del Bentegodi. Eppure anche quella volta l’Hellas ha tagliato il famoso traguardo, un’impresa che resterà nella storia. Sogliano è il tipo che da un giorno all’altro sparisce e te lo ritrovi segretamente in Lapponia o in Scandinavia perché gli hanno segnalato un ragazzo che costa un euro – si fa per dire – con prospettiva di poter andar via a dieci milioni. Una volta lo aveva cercato il Milan, poi il Verona gli ha consentito di ritrovare una visibilità che misteriosamente gli avevano fatto perdere. Ma meriterebbe un’occasione vera, con tutto il rispetto per l’Hellas, per la sua enorme capacità di coniugare competenza, conoscenza, costi (minimi) e gestione nelle situazioni più delicate. Perché un direttore non deve soltanto fare il mercato, ma metterci la faccia quando, per esempio, un allenatore funziona poco e male.

Dionisi, Serie B
Alessio Dionisi, allenatore Palermo (Getty Images)

Giovanni Gardini e il suo gruppo di lavoro a Palermo meritano una veloce riflessione. La piazza è troppo importante e prestigiosa per non fare di tutto e di più sulla strada di una rinascita sportiva (leggi Serie A, palcoscenico frequentato per anni). Ma quando hai un budget, devi stare attento a come spendi e a cosa spendi. E gestire meglio la vicenda allenatore (Dionisi sfiduciato, eppure ancora lì). Soltanto nelle due ultime sessioni di mercato il Palermo ha messo sul piatto, tutto compreso, una cifra tra i 40 e i 50 milioni. Con quella cifra Sogliano ci avrebbe fatto una settantina di operazioni e magari avrebbe restituito più di qualcosa alla sua proprietà. Dicono: mi serve un budget. Certo, ma se lo bruci meglio lasciar perdere…

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