La parola del giorno è Empatia. Ovvero la capacità di mettersi nei panni dell’altro percependo in questo modo emozioni e pensieri. Deriva dal greco en-pathos “sentire dentro”. Ecco, dal confronto post flop di Firenze, la dirigenza della Juventus avrebbe chiesto a Thiago Motta di essere più empatico con i giocatori. Come se fosse facile essere empatico, come se l’empatia si potesse comprare. Ma come fai a provare empatia se non ce l’hai mai avuta o se quella stessa empatia l’hai persa quasi subito? Se il Milan al suo interno ha due anime, da una parte Ibra, dall’altra Furlani, anche la Juventus è spaccata in due e la frattura è ancora più grave rispetto a quella rossonera.

Ormai è chiaro, da una parte c’è Motta, dall’altra c’è la squadra. Ognuno per conto suo. Quindi, nonostante la fiducia ricevuta da parte della società, come fa l’allenatore bianconero a ritrovare la fiducia dei suoi giocatori? Troppe domande, poche risposte a 9 giornate dalla fine di un campionato che potrebbe avere contorni da incubo per la Juve. Thiago Motta viene protetto da Giuntoli anche perchè metterlo in discussione significherebbe mettersi in discussione. E mandare all’aria il progetto della ricostruzione per cui ha ricevuto totale libertà di manovra. Il fallimento bianconero parte proprio da qui. Parte da scelte sbagliate e da una gestione sbagliata. Il Giuntolismo si è sciolto come neve al sole esattamente come l’approdo del predestinato Thiago Motta in un grande club. Figurine diventate figuranti, la sintesi del costoso e ambizioso mercato della Juventus. Giuntoli ha comprato, Motta ha avallato, ma non è riuscito a dare nè identità nè gioco alla squadra. Ha cambiato per poi ricambiare, ha puntato e, continua a puntare ciecamente, su giocatori che gli hanno dato poco o niente (vedi Koopmeiners e Nico Gonzalez), ha creato confusione e in quella confusione la squadra si è seduta creandosi degli alibi. Sette gol subiti e zero gol fatti tra Atalanta e Fiorentina. Come fa una squadra come la Juve a non aver mai tirato in porta al Franchi? Come fa uno come Vlahovic a rimanere in panchina per 90 minuti? Il serbo è un caso dal giorno zero, ma con il contratto in scadenza rischia di diventare un boomerang mai visto.

Parlavamo di empatia. Il migliore di tutti da questo punto di vista è Simone Inzaghi. E la vittoria di Bergamo è l’ennesimo sigillo al lavoro perfetto del “demone”. Il più sottovalutato di tutti, il più bravo di tutti insieme a Conte con il quale infatti si giocherà lo scudetto punto a punto. Empatia dicevamo. Marco Baroni ha capito cosa vuol dire allenare la Lazio. E’ approdato tardi in una grande squadra, ma ha capito tutto. Andare sotto la curva dei tifosi biancocelesti a Bologna dopo aver preso 5 gol e prendersi tutta la responsabilità proteggendo così i suoi giocatori è un grande gesto ed è soprattutto la dimostrazione che la Lazio è Gruppo.