Valentino Rossi, l'accusa è pesante: MotoGP ingrata (Instagram @valeyellow46) - Sportitalia.it
“Nel paddock non per fare da comparsa o per dirgli sempre di sì. Tante volte gli ho fatto presente che aveva sbagliato”
Quando uno pensa alla MotoGP, non può che pensare anche a Valentino Rossi. Il ‘Dottore’ rimane il simbolo del motomondiale e della massima categoria, non solo per i nove titoli conquistati ma per quello che ha rappresentato e che rappresenta tutt’ora in forma diversa.
Non corre più dal 2021, ma nel paddock è rimasta fortissima la sua presenza. O meglio dire una sorta di aura, che si esprime attraverso il suo team, il V46 Racing, che il pilota di Tavullia ha affidato a uno dei suoi più grandi amici. A colui il quale da oltre 25 anni è il suo consigliere e braccio destro: Alessio Salucci, conosciuto come ‘Uccio‘.
Oggi Uccio è il manager che guida il V46 Racing, da quest’anno primo team satellite della Ducati, regina incontrastata della MotoGP. Con Marc Marquez, lo storico grande rivale di Valentino, è già padrone del Mondiale: “Essere il loro team di riferimento significa crescere in ogni aspetto – ha raccontato a Fanpage.it – Il mio obiettivo era legarmi a una casa e dare continuità. Per nostra fortuna è capitato con Ducati, in questo momento la miglior moto del mondo“.
A Uccio vanno dati grandi meriti per la creazione e il lavoro svolto, e che continua a svolgere l’Academy di Valentino Rossi: “Come gestiamo l’arrivo di nuovi talenti? È un po’ come uno spogliatoio di calcio, non puoi inserire troppi nuovi giocatori senza destabilizzare l’equilibrio della squadra. Per un periodo ci siamo fermati, per far crescere al meglio quelli che già avevamo”. Uno dei primi talenti fu Morbidelli, da quest’anno pilota del team del ‘Dottore’.
In tutti questi anni Alessio Salucci ha rivestito un ruolo importante, se non fondamentale accanto a Rossi. Un ruolo che, secondo lo stesso manager, il pubblico della MotoGP non ha compreso davvero a fondo: “Più che riconosciuto, il mio ruolo è stato sminuito. Ma a me non importava. poiché Il mio obiettivo era uno solo: il bene di Valentino”.
“Non ero nel paddock per fare da comparsa o per dirgli sempre di sì – ha specificato – Gli ho detto tante volte quando sbagliava, e non è stato sempre facile. Quello che contava era il rapporto tra di noi. Valentino mi ha sempre ascoltato e mi ha sopportato. Se non avessi fatto così, dicendo sempre quello che pensavo, mi sarei sentito inutile”.
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