Avviso: questo editoriale è un mash-up tra due editoriali che ho scritto negli ultimi mesi. Perchè quello che è accaduto alla Juventus contro l’Atalanta non dico fosse prevedibile, nessuno avrebbe pronosticato un naufragio del genere, ma è la conseguenza di scelte sbagliate, da tutti, nessuno escluso. La scorsa settimana sono stata criticata per avere definito mediocre un campionato che aveva permesso a questa Juve di “rientrare” nella lotta scudetto. Il 4-0 della Dea allo Stadium ci ha detto proprio questo, perchè aver permesso a questa Juve di avvicinarsi non è sinonimo di equilibrio, tutt’altro. Perchè la Juventus non solo è da psicanalisi, ma è un flop forse più fragoroso rispetto a quello del Milan. E non ci si può nascondere dietro alla solita scusa “squadra giovane” ripetuta come un mantra dai protagonisti. Esistono squadre ancora più giovani che hanno già vinto in Europa.
No, non è stata un’allucinazione collettiva, quello che fatto a Bologna è sotto gli occhi di tutti, ma il Thiago Motta bianconero è un mezzo disastro. In confusione per scelte, e scelta delle parole prima e dopo le partite. Autocritica ai minimi termini e gestione del gruppo lontana anni luce da Bologna. La pressione alla Juve è diversa, ma è come se Motta avesse finto di non averla, protetto da Giuntoli, il suo principale sponsor, come è giusto che fosse. Ma il tempo è finito e il flop dell’uno è strettamente collegato al flop dell’altro. Perchè ribadisco, la sensazione è che nessuno dei due, nè Motta nè Giuntoli, sia entrato in punta di piedi all’interno del globo bianconero, anzi. E questo forse è stato l’errore capitale, più del fallimento in Champions e in coppa italia, più dell’umiliazione contro l’Atalanta.
A proposito di Atalanta, il 15 gennaio scrivevo di come l’etichetta di Gasperini boy logorasse chi ce l’aveva e di come gli adepti a differenza dell’originale stessero facendo una fatica pazzesca. Mi riferivo soprattutto a Motta. Ripropongo con più certezze di allora dopo la lezione dello Stadium: se la Juve avesse voluto davvero fare la rivoluzione avrebbe dovuto prendere Gian Piero Gasperini. Sì, sarebbe stata la scelta più rivoluzionaria di tutte prendere l’originale. Lo può ancora fare, il prossimo anno, ma dovrebbe mettersi in discussione anche Giuntoli.
A proposito di allenatori, chiusura sulla Roma. Non avrei mai pensato di scriverlo visto l’inizio di stagione da incubo, ma l’assenza di Celik giovedi nel ritorno di Europa League contro l’Athletic Bilbao è pesantissima e non solo perchè all’andata ha annullato Nico Williams. Il turco è un capolavoro, l’ennesimo, di Claudio Ranieri. Nei tre di difesa ci aveva già giocato con De Rossi e Juric, ma è l’attitudine ad essere cambiata, perchè è cambiata la fiducia che gli arriva dall’allenatore. Ha toccato le corde giuste Ranieri, come le ha toccate con Soulè e Shomurodov, come le ha toccate con tutti quei giocatori che sembravano ai margini del progetto giallorosso. E Celik la Roma ha provato più volte a venderlo. Al San Mamés serviranno le intuizioni di Sir Claudio che finora non ne ha sbagliata nemmeno mezza.
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