Fulvio Collovati, ex difensore Campione del Mondo con l’Italia nel 1982, è intervenuto in esclusiva a Sportitalia per parlare della lotta Scudetto in Serie A e della situazione che stanno vivendo la Juventus ed il Milan.
Da Inter-Monza, oltre all’entusiasmo della vittoria c’è anche qualche campanello d’allarme da non sottovalutare per Inzaghi?
“Il campanello d’allarme c’è da un mese, non solo adesso. L’Inter ora inizia a ritrovare qualche giocatore importante come Calhanoglu, però ci sono ancora troppi infortuni o giocatori ancora non in condizione, come Mkhitaryan e Dimarco, anche a causa dei tanti impegni. Dalla sconfitta di Firenze, ci sono state tante partite dove l’Inter magari ha vinto, ma ha fatto fatica. Penso alla Fiorentina a San Siro, al Genoa, allo stesso Monza, poi alla sconfitta con la Juventus. L’unica partita dove non ha faticato se non per 10 minuti è stata quella con il Feyenoord. Non ho capito se sia un affanno più fisico o mentale”.
Il fatto che Inzaghi e diversi giocatori nonostante queste difficoltà parlino della possibilità di vincere tutto, è un segnale di mentalità forte?
“Questo è positivo, sì. I giocatori al di là delle difficoltà hanno fiducia e questo è un bel segnale. Poi la realtà del campo è un’altra cosa. Guardate la Juventus: dopo essere uscita dalla Champions e dalla Coppa Italia per mano di una squadra, l’Empoli, in lotta per non retrocedere, si parlava dello Scudetto. Nel calcio il paradosso c’è spesso, giusto che i calciatori ci credano sempre, poi il campo è una cosa diversa”.
Il Napoli ha mandato un forte segnale al campionato?
“Il Napoli è una squadra che mentalmente sta meglio. E’ carico, sta bene fisicamente, mentalmente. Poi hanno un vantaggio in più”.
Quale?
“Un po’ è stato l’allenatore ad essere intelligente a non mettere questo carico di pressione, ma non ha l’esigenza di vincere a tutti i costi. E questo può essere un grande vantaggio rispetto all’Inter”.
Thiago Motta, allenatore Juventus (Fonte immagine: Juventus.com) A questo punto, per la Juventus pensare di ripartire da Thiago Motta sarà difficile?
“Adesso è facile pensarlo, diventano tutti scienziati nel calcio. Ma già da tempo lo avevo detto. Mi ero semplicemente messo nei panni della società pensando: sei uscito dalla Supercoppa, in campionato sei sempre stato fuori dalla lotta per lo scudetto, hai fatto fare la storia all’Empoli in Coppa Italia, hai pareggiato 13 partite in Serie A fra i quali ce ne sono alcuni contro squadre che stanno lottando per non retrocedere, il 2-2 con il Venezia, il 2-2 con il Lecce, l’1-1 con il Parma, l’1-1 con il Cagliari e lo 0-0 con l’Empoli. Ed infine non c’è un solo giocatore che sia migliorato. Non vedo come possa ripartire da lui la Juventus, francamente”.
Ripartirebbe da una certezza come allenatore, o da un emergente?
“Alla Juventus serve un ‘numero uno’. Gli emergenti li deve lasciare alle squadre che puntano al quarto o al quinto posto. In Italia possono essere gli Ancelotti, i Mourinho, gli Allegri, Conte, Mancini, Spalletti, faccio una lista, ma i nomi sono questi. La Juve non ha bisogno di una squadra che migliori un allenatore, ma di un allenatore che migliori la squadra”.
Il Milan di cosa ha bisogno invece?
“Il Milan è in una situazione paradossale. Deve risistemare le cose innanzitutto all’interno della dirigenza, per definire i ruoli che oggi non sono ancora ben definiti. Ibrahimovic per esempio non è chiaro. Manca il direttore sportivo, ma se sento dire che Ibrahimovic decide tutto, allora il direttore sportivo a cosa servirebbe? Fino a quando non ci sarà chiarezza, il Milan non riuscirà a migliorare la propria situazione”.