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Manager Tonali a SI: “La ludopatia? Ecco tutta la verità. Tornerà in serie A!’

In esclusiva ai microfoni di Sportitalia, Marianna Mecacci, manager sportiva di Sandro Tonali ha parlato del suo assistito e non solo concentrandosi sul futuro dell’ex centrocampista del Milan. Marianna Mecacci è la prima ospite del nuovo format video podcast #DiTuttoUnPod. Ecco l’intervista a Marianna Mecacci, realizzata dalla nostra Lea Orifici.

Marianna Mecacci, Manager Sandro Tonali

 

Marianna Mecacci su se stessa lavorativamente

In che stagione della vita ti senti?: “Mi sento nella stagione giusta perché il mio è stato un percorso molto impegnativo. Dico sempre, in una delle mie precedenti vite, perché era impensabile soprattutto anni fa pensare di fare un percorso nel mondo del calcio. C’è stata una sorta di avvicinamento graduale che mi ha portato a fare questa evoluzione e mi ha fatto diventare quello che sono. Di conseguenza oggi ho la percezione di dire sono nella stagione giusta ma non ancora probabilmente completa per il tipo di evoluzione che ho ancora intenzione di fare però già mi avvicino a quello che era inizialmente il mio obiettivo“.

Ti viene spesso detto che sei una delle donne più potenti d’Italia, ti riconosci in quell’aggettivo?: “Si. Io dico sempre che quando mi definiscono la donna del calcio più potente in questo ambiente è perché non ci sono tante competitor. Mi piacerebbe che le donne si affacciassero con forza a quest’ambiente con forza. Mi rendo conto che è spaventoso e faticoso farlo. Ancora ci sono poche professioniste che ci provano a farlo. In Europa si è più avanti. In Italia abbiamo avuto la prima donna CEO, Lina Souloukou. In Inghilterra è da anni che ci sono donne potentissime. Al Chelsea c’è stata Marina Granovskaia, al Newcastle Amanda Staveley lei è una business woman. Ci sono delle colleghe come la Pimenta che stanno facendo alla grande questo lavoro“.

Cosa significa fare questo lavoro nel 2025?: “Il mio è stato un percorso variegato, inizio organizzando eventi ed eventi sportivi. Ero un’appassionata di calcio sin da bambina. Leggevo 3 quotidiani sportivi. Potevo fare anche la giornalista. Tutto quello che era calcio per me era estremamente attrattivo. Mio papà è un tifoso, ma non eccessivo. A Italia 90′ ero una bambina e il calcio mi emozionava. Stavo francobollata davanti alla TV perché il calcio mi dava emozioni particolari. Io sono stata la prima donna in area sportiva in un club di calcio, è successo nel 2013, un po’ in ritardo rispetto agli altri. Sono stata combattuta per anni nello scegliere se volevo lavorare in un club di calcio o se fare quello che sto facendo adesso. Ha stravinto quello che sto facendo adesso. Perché per un problema mio personale non amo particolarmente gli ambienti chiusi, gli uffici. Non amo gli orari. Sono libera anche per le mie origini sono di Livorno. Io penso che essere padrone del proprio tempo possa essere uno dei regali migliori. Non lavoro poco, paradossalmente lavoro anche di più. Ma lavoro dove voglio, mi sposto dove voglio. Poi questo mi ha permesso anche di poter fare la mamma e questo per me ha un valore“.

Se vede la Pimenta come una competitor: “No. Lei ha una struttura e ha fatto un percorso di tanti anni di altissimo livello. E’ un avvocato straordinario. Nessuna competizione. Mi fa piacere che ci siano donne che fanno questo lavoro ad altissimo livello. Non ti dico ispirazione però sono felice di vedere donne che fanno questo lavoro così bene“.

Marianna Mecacci, Manager Sandro Tonali

 

Sulla famiglia

Sull’aver fatto conciliare gli aspetti lavorativi e familiari: “Io sono stata per tanti anni la moglie di un calciatore, e quindi di conseguenza questa è stata la cosa più scioccante intorno all’opinione di una donna che aveva tutto e quindi non doveva pensare di fare altro o fare di più. Io ho iniziato però a lavorare da giovane, e ho sempre continuato anche quando mi sono sposata con Gianluca e anche quando ho avuto i miei figli. Ma quando ho iniziato a lavorare nel calcio lì apriti cielo. Perché fino a che fai i tuoi eventi sei considerata umana. Quando inizi a fare un qualcosa che ti porta lontano dai figli o da tuo marito, li mi hanno bullizzata le mogli dei calciatori perché non concepivano che potessi fare una roba del genere. Io da loro ero demonizzata perché paradossalmente avrei creato 100% dei problemi quando poi il mio ex marito ha fatto una carriera straordinaria e poi ha fatto benissimo il dirigente. Lui è uno dei pochi calciatori che si è laureato mentre giocava. Mio figlio ha cambiato tante città, ma ha fatto e sta facendo un ottimo percorso nel mondo del calcio. Credo che l’esempio che ho dato a mio figlio Christian sia solo positivo“.

Vantaggi o svantaggi dal matrimonio con Comotto?: “Mi ha dato il vantaggio più grande di tutti che è Christian, nostro figlio. A livello lavorativo tanti svantaggi essendo la moglie di un calciatore. Lui mi ha sempre però sostenuto. Quando arrivai nell’Inter di Thoir come direttore della relazione esterna dell’area sportiva, prima donna, un ruolo che fece scalpore. Su gran parte degli articoli non ero riportata con nome e cognome ma come signora Comotto. Ora la cosa divertente è che sono passata da essere la moglie di Comotto alla madre di Comotto. Non è stato facile“.

Su Christian: “Di Christian faccio la mamma, nient’altro. Sta facendo il suo percorso. E’ un ragazzo che ha chiaro cosa significhi sacrificarsi e impegnare per raggiungere un’obiettivo. Gli auguro di realizzarsi e di fare quello che gli piace nella vita“.

Sandro Tonali, centrocampista Newcastle Sportitalia.it (Foto LaPresse)

 

Su Tonali

Sull’operazione Tonali dal Milan al Newcastle?: “La bellezza di vedere crescere un calciatore, un uomo, in mezzo a tante difficoltà che abbiamo avuto. Io ho iniziato a seguirlo in Serie B a Brescia. Quell’operazione è stata straordinaria, mi rendo conto che al momento ha destato tanti malumori. Sandro Tonali, figlio del Milan, cosa che resterà per sempre. Venduto per una cifra record e inaspettata. Trattativa durata manco due settimane. E’ stata una scelta legata la fatto di provare un’esperienza in un campionato straordinario. Chiunque si appassionato di calcio non può che essere affascinato dalla Premier League. Sono felice che il ragazzo abbia fatto quella scelta. E’ coincisa con un momento complicato della sua vita. E’ stato nel posto migliore dove poteva essere in un momento così complicato. Ha trovato il massimo sostegno in quella città. Lì non c’è quella voglia di colpevolizzare di mettere il dito nella piaga. Siamo stati molto fortunati che nel suo momento complicato fosse a Newcastle. Ora è l’unico italiano dopo molti anni che rende in Premier League, uno dei centrocampisti con rendimento più alto della Premier League. E’ un simbolo della Nazionale Italiana, un ragazzo straordinario. Lui piace alle nonne, ai bambini, lui piace. E’ un ragazzo per bene. Ha lanciato un messaggio molto bello, si può sbagliare perché si è umani. Chi fa una vita come lui è esposto. Vista dall’esterno la vita di un calciatore può essere straordinaria, ma in realtà non hanno vissuto tante cose. Il messaggio che ha lanciato è che anche quando si sbaglia. E tutto può finire si può rinascere. Lui ha fatto un percorso di crescita. Lui ha dimostrato che è concesso a tutti sbagliare, l’importante è aver la forza di tornare più forti di prima“.

Sul futuro di Tonali:Tornerà in Italia. Quando? Difficile dirlo. E’ un patrimonio calcistico italiano. Troppe volte sentiamo dire che i nostri giocatori hanno poco appeal all’estero. Che sono abituati alle belle città che non si adattano. Se vai a vedere tra i nostri giocatori, pochissimi si sono imposti all’estero negli ultimi 20 anni. L’italiano è considerato in partenza un flop. Oggi vedere lui che gioca così in quel campionato è un motivo di orgoglio che non si può spiegare. Quindi evidentemente fino a che c’è l’opportunità di giocare in Premier e fino a che Sandro ci vorrà giocare, perché poi dipende tutto da lui, è una soddisfazione grande. Non è possibile comunque pensare che Sandro non torni perché è un calciatore che il calcio italiano si deve godere qualche anno. E’ un patrimonio calcistico del nostro calcio.” 

Su cosa serve i giovani a crescere: “E’ fondamentale che i club di calcio nel settore giovanile, a ridosso del professionismo forniscano ai ragazzi gli strumenti per affrontare fallimento e successo. Se non lo fanno non possiamo pensare che ci arrivino tutti da soli. I social poi hanno aggravato la situazione, tra pressioni e hater. E’ evidente che lo psicologo diventi determinante e di supporto per i ragazzi. Serve già prima non dalla prima squadra. Si devono muovere Club e federazioni. La ludopatia è una cosa che nasce da fare quello che fa il coetaneo non capendo che non lo possono fare. Per loro è lo fanno i miei amici perché non lo posso fare io. Si pretende troppo da questi ragazzi“.

Giuseppe Riso, procuratore

 

Sul rapporto con Beppe Riso

Su Beppe Riso: “Per me lui è famiglia. Ci siamo conosciuti 10 anni fa mentre lavoravo all’Inter. Vedo questo ragazzo giovane, con una marcia in più rispetto a tutti questi giovani che si stavano affacciando a fare questo lavoro a livello medio-alto. Giuseppe ha fatto un percorso faticoso. Io mi ricordo quest’energia diversa. Questa voglia di fare. C’erano ancora gli agenti della generazione precedente. Io da subito ho pensato che avrebbe fatto cose straordinarie e ho avuto ragione. Oggi GR Sports è l’agenzia per distacco n.1 in Italia e n.6 al mondo. La cosa più importante è che ci sono margini di crescita. Lui ha creato un’agenzia che sembra un club. Abbiamo l’impostazione che ci porta a seguire i nostri ragazzi al commerciale. Fatto con professionisti strappati alle migliori agenzie. Dal discorso dei social media manager al discorso di costruire carriere veramente in maniera meticolosa. Ci confrontiamo su tantissime cose. Ognuno si confronta con tutti per capire se sta facendo la cosa giusta. Ha creato qualcosa di straordinario, è veramente un orgoglio lavorare in GR Sports. Oltre ad un affetto che ho per lui perché oltre che ad essere un lavoratore eccellente è una persona eccellente“.

 

Lorenzo Lucca, attaccante Udinese

 

Su Ivan Juric e Lucca

Sull’esperienza di Juric alla Roma, se era pronto: “Ivan è rappresentato da Giuseppe, io stimo la persona. E’ una persona particolare, che nel calcio non è facile da trovare. E’ una persona molto onesta. A Torino e Verona aveva avuto un’idea di calcio diversa. Se tu non ti vai a confrontare con una realtà come la Roma non potrai mai sapere se ci puoi stare. Diciamo che è arrivato in un momento ambientale molto particolare. Avrei voluto vedere Ivan Juric magari da inizio stagione con una preparazione fatta in un certo modo con una situazione societaria diversa. Oggi alla Roma c’è un allenatore che è a casa sua, che conosce Roma. Arrivare come è arrivato lui in quel momento estremamente convulso, non è facile. Non lo dico per creare alibi, perché nel calcio gli alibi non esistono ma esistono i risultati, però certo si poteva vedere un film diverso in un contesto diverso. Anche adesso in Premier League le cose non stanno andando benissimo. Continuo però a pensare che sia come per i calciatori, se ci sono delle competenze alla fine il tempo darà ragione“.

Sul futuro di Lucca: “Il giocatore sta facendo un campionato importantissimo. Ha una fisicità inusuale, un’altezza fuori dal comune abbinato a qualità tecniche notevoli. Vedo che intorno a lui c’è fermento quindi sicuramente sono convinta che qualche evoluzione ci potrà essere. Lui è dell’Udinese. Un club che ha sempre lavorato molto bene. Adesso vedremo il mercato cosa ci dirà. Se mi chiedi se secondo me sarà un’uomo mercato ti dico di si anche perché numeri 9 con le sue caratteristiche tecniche e fisiche non ce ne sono. Lucca sarà sicuramente un grande tema di mercato“.

Marianna Mecacci, manager Sandro Tonali

 

Sulle operazioni che la rendono più e meno fiera

Così poi sull’operazione di cui va più fiera: “L’operazione di cui vado più fiera è quella che ha fatto si che Tonali restasse al Milan dopo la prima stagione. Lui era stato pagato virtualmente 35 milioni di euro. 10 milioni di prestito e 25 di riscatto. C’erano state tante pressioni e aveva reso sotto tono. C’erano grandi dubbi da parte del Milan se riscattarlo o no. Ti sto parlando della stagione 2020/21. Quindi abbiamo passato il mese di giugno in maniera complicata perché sembrava che il Milan non lo riscattasse. C’era una delusione grande. Il giocatore ha un legame forte con il Milan, aveva voglia di dimostrare che poteva essere un giocatore da Milan. Era stato un anno particolare, quello del Covid, non era una situazione semplice. Mancava la spinta dei tifosi. E’ quella di cui vado più orgogliosa, quella della riduzione dell’ingaggio. Ti garantisco che il gesto che ha fatto lui ragazzo giovane di ridursi l’ingaggio mi ha reso orgogliosa. E mi rende orgogliosa pure ora. Sandro poi è diventato nel giro di due partite il Sandro Tonali del Milan. Quel giocatore che è stato protagonista della cessione più onerosa per un italiano nella storia. E’ l’operazione migliore di tutte, la permanenza di Sandro al Milan. Stupenda“.

Su l’operazione che la rende meno fiera: “Ogni operazione nel bene o nel male ha un perché. Non riesco a pensare ad un’operazione in particolare che sia stata talmente fallimentare da non avere un suo perché. Non sto facendo quella che ha fatto tutto bene anche perché ho fatto tante cose non perfette. Una nello specifico non mi viene in mente, poi non vorrei citare persone che non sarebbero felici anche qualora ci fossero quindi in questo caso non posso darti una risposta“.

Su rimpianti o rimorsi nel percorso professionale: “Ti dico no. Probabilmente potevo arrivare a vivere a Milano prima. Sono arrivata qui nel 2020. Ma lavoravo a Milano da 7 anni, prima Inter, poi Milan e poi con l’Agenzia facevo avanti e indietro. Crescere mio figlio a Firenze che era la mia città di riferimento è stata una cosa che mi ha fatto molto piacere. E’ una città molto a misura di bambino. Io poi sono toscana quindi sono molto legata a quella città. Milano ti da quella spinta per chi fa il mio lavoro, perché è il centro del calcio non solo italiano ma ti garantisco anche internazionale. Non esiste una città che come Milano sia un centro nevralgico del calcio all’estero. Tanti nostri colleghi stranieri durante il mercato estivo partono da Milano per fare le operazioni. A Madrid e Londra non c’è quello che c’è a Milano, la facilità di raggiungere i club di fare trattative. L’unica cosa quindi forse è che dovevo arrivare un po’ prima a Milano, ma come ti dicevo prima sono molto legata alla famiglia che per me è sempre stata determinante“.

L’intervista integrale la potete trovare sul nostro canale Youtube e sulla nostra app a partire dalle 11.00.

Redazione Sportitalia

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