Calcio

Milan, i giochi di potere e Ibra non adeguato. Perché Conte ha già vinto

Premessa: al Milan è in atto una guerra di potere e già questo è un discorso che va segnalato a caratteri cubitali. Perché è la sintesi di un bivio che andrebbe preso nel migliore dei modi per non ripetere i (gravi) errori del passato. Parto da una premessa: se c’è una divisione interna, evidentemente con smentite solo di facciata, sarebbe il caso di risolvere, altrimenti domani sarà peggio di ieri. In sostanza il casting di Ibrahimovic sul direttore sportivo, Tare compreso, deve trovare il via libera di Furlani. E oggi parlano lingue diverse. Dal mio punto di vista Tare non è da Milan, l’ultimo Tare alla Lazio ha fatto più danni della grandine, eppure continuavano a esaltarlo sull’onda di affari concretizzati anni e anni prima (Luis Alberto e Milinkovic-Savic compresi). Ci sono direttori italiani bravi e di spessore, non si capisce quale sarebbe la motivazione dell’arrivo di Tare, alla luce delle operazioni – alcune disastrose – degli ultimi anni con Lotito.

Calciomercato Milan, Moncada (Instagram) – sportitalia.it

Dicono: ma Moncada con Tare resterebbe e tornerebbe a occuparsi di scouting, come se un direttore di banca decidesse di fare un passo indietro e di tornare… cassiere, cose davvero incomprensibili. Sembrano compromessi all’italiana, invece il Milan ha bisogno di altro. E soprattutto che i giochi di potere non portino a una guerra, sarebbe peggio dell’attuale rendimento in campionato.

 

“Ibrahimovic via”: scossone Milan, scelto anche il nuovo allenatore (Screen Youtube Dazn) – Sportitalia.it

Poi vorrei dire una cosa su Ibra che i suoi amici mediatici, rispettosi e terrorizzati, non hanno il coraggio di comunicargli, preferiscono coccolarlo e venerarlo a prescindere. A cosa penso? Al fatto che Ibrahimovic non sia pronto per fare il dirigente, a maggior ragione dentro il Milan. Se mi chiedessero di raccontare due o tre cose davvero positive da quando ha rilevato il ruolo, non me ne verrebbe in mente una. Quindi, prima dei giochi di potere bisognerebbe capire l’inadeguatezza del grande attaccante di una volta che non può diventare dirigente da un minuto all’altro. E si vede.

Antonio Conte in conferenza stampa

Antonio Conte ha già vinto, c’è una spiegazione. Gli hanno affidato il Napoli reduce dalle macerie, gli hanno fatto un mercato importante e lui ha messo la fuoriserie in prima fila, comandando a lungo la classifica. Lo avevano avvertito che Kvaratskhelia sarebbe andato via a gennaio, non ha battuto ciglio. Ha chiesto un rinforzo, era estasiato dall’idea Garnacho ma ha accettato Okafor sia pur con qualche mal di pancia. La scelta di non intervenire è stata del presidente, ci possono essere motivazioni condivisibili oppure no. Ma nessuno può disquisire sul fatto che sia andato via uno dei migliori calciatori del Napoli sostituito (si fa per dire) da una riserva del Milan. Siccome quando piove poi nevica, alla conclusione della sessione invernale di calciomercato ci sono stati due o tre infortuni mica da ridere, a partire ovviamente da Neres che era l’alternativa di Kvaratskhelia. Fantastico. Chi pensa che Conte possa vincerle tutte è fuori dal mondo e fuori di testa. Chi ha organizzato processi per qualche pareggio e una sconfitta evidentemente viaggia per simpatia o antipatia. Il Napoli lotterà fino in fondo per lo scudetto, nessuno sa se lo vincerà ma di sicuro se la giocherà. E già questa è una vittoria, dovrebbero saperlo anche i prevenuti in servizio permanente.

Alfredo Pedullà

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