Il caso di Jannik Sinner e la sua sospensione hanno scosso il mondo del tennis, sollevando interrogativi sulla giustizia sportiva e le sue applicazioni.
Il tennista italiano numero uno al mondo è stato trovato positivo al Clostebol nei test antidoping effettuati nel marzo 2024 durante il Masters 1000 di Indian Wells. Sinner, è bene ricordarlo, ha attribuito la presenza della sostanza a un’assunzione accidentale, dovuta all’uso di una crema da parte del suo fisioterapista per trattare una ferita alla mano, che avrebbe causato una contaminazione durante i massaggi. Inizialmente, un tribunale indipendente aveva accettato questa spiegazione, ma la World Anti-Doping Agency (WADA) ha impugnato la decisione, richiedendo una sospensione fino a due anni.

Le parti hanno poi raggiunto un accordo extragiudiziale che ha sancito per Sinner una squalifica di tre mesi, dal 9 febbraio al 4 maggio 2025. Durante questo periodo, Sinner non potrà partecipare a tornei ufficiali, né allenarsi in strutture affiliate alle varie federazioni, tantomeno in campi dove si svolgono eventi professionistici. È costretto ad allenarsi in campi privati, ma con il conforto e il supporto del suo team ufficiale. La vicenda ha avuto ampie ripercussioni mediatiche e scatenato le più disparate reazioni da parte dei colleghi del tennista altoatesino, tuttavia ad esprimersi sono stati anche esponenti di altre discipline sportive, come l’ex nuotatore Filippo Magnini.
Caso Sinner, Magnini al veleno: “Trattato con i guanti bianchi”
Anche Filippo Magnini va ad aggiungersi alla lunga lista degli sportivi che non nutrono affatto fiducia nella giustizia sportiva. E’ bene chiarirlo, gran parte dei presunti detrattori di Sinner, hanno in realtà preso di mira la gestione del caso da parte della giustizia sportiva, non tanto il fatto in sé. L’innocenza di Sinner non è mai stata in discussione, ma anche Magnini è rimasto deluso dalla disparità di trattamento tra Sinner e i tanti colleghi che sono passati sui banchi dei tribunali per doping.

Intervenuto a Most Valuable Podcast, l’ex nuotatore italiano ha dichiarato che secondo lui Sinner ha ricevuto un trattamento di favore: “Ha probabilmente avuto un po’ un trattamento particolare ed è inutile negarlo. Ha avuto la positività martedì e mercoledì ha avuto la sentenza. Io ho aspettato 8 anni, ho iniziato il processo nel 2017 e ho vinto il 27 febbraio 2020, tre anni dopo, e a oggi sto ancora aspettando il risarcimento danni.” Parole forti, quelle di Magnini, che ha poi rivelato di nutrire un po’ d’invidia nei confronti del numero uno del ranking ATP: “Forse lo dico con un po’ d’invidia perché lo avrei voluto anche io. Perché io durante i tre anni in cui si svolto il processo sono stato trattato come un appestato”.