Una premessa
Piccola premessa personale, di cui mi scuso anticipatamente. Ho avuto lo stupore di ricevere notifiche di notizie da siti napoletani che riportavano la mia mancata presenza allo stadio per Napoli-Inter. Ora, in circa 37 anni da spettatore, non credo mi fosse mai capitato di vedere riportata come notizia che un giornalista non coprisse una partita. Il mio ego sicuramente ringrazia, ma non credo di meritarmi tutta questa attenzione, e men che meno la mia agenda personale.
Lavoro per Sportitalia da 4 anni, in cui Mondiali e Europei esclusi ho coperto circa 220 partite, che arrivano a un 300 includendo i tornei per nazionali. Di queste 300, sapete quante trasferte ho fatto a Napoli per coprire partite in casa? Zero. E sì che probabilmente andare in trasferta a Napoli è il più bel viaggio in Italia che un giornalista possa fare. L’ultima partita che ho coperto in casa del Napoli è l’andata contro il Barcellona di 5 anni fa in Champions League, quando lavoravo per beIN Sports. Che io ahimé non sia presente allo stadio di Napoli è la normalità da 4 anni a questa parte. E non per chissà quale motivo, ma per uno moooolto semplice: si chiamano basiche logiche di produzione, e credetemi questa diatriba che una parte di critica napoletana ha intrapreso per dipingermi come antagonista del Napoli è oltre ogni ridicolo. Permettetemi di nuovo di porgervi le mie scuse per il personalismo di questa prima parte.
E adesso, Napoli-Inter
Certo, non è decisiva, anche perché chiunque vinca il vantaggio sarà troppo esiguo. Ma psicologicamente lo è. Chi perde riceve una botta alla propria autostima che può frustrare il resto della stagione. Ed è vero che il pareggio consentirebbe all’Inter di mantenere il punto di vantaggio, ma in verità potrebbe essere un risultato forse più positivo per il Napoli in crisi. Ché un punto di ritardo con 11 giornate da giocare è nulla, soprattutto sapendo che i rivali avranno la Champions (e la Coppa Italia) a drenare forze. Nonché la trasferta a Bergamo subito dopo il ritorno degli Ottavi in Europa.
Qui Inter
Sarà una battaglia tattica e di nervi. Entrambe con il 3-5-2, ma Simone Inzaghi potrebbe switchare sul 4-4-2 conservativo nell’ultima mezz’ora qualora non stia perdendo, e una volta che si vedrà costretto a cambiare per stanchezza almeno uno dei due esterni, non avendo più cambi specifici per quel ruolo. Il Napoli per predisposizione naturale sta più basso, ma dimenticatevi la pochezza delle ultime 4 giornate: Conte avrà martellato i suoi, che con la spinta del Maradona tireranno fuori una prestazione di nervi e gamba come contro la Juventus. Per questo l’Inter farebbe meglio, e probabilmente lo farà, ad andare a Napoli con un differente approccio alla partita. Portata per natura a dominare il gioco, in questo momento non ha né le energie né la qualità per sostenere quella strategia. Ed è un equilibrio fragile rischiare di lasciarsi spazi alle spalle contro un Napoli che rimane letale nelle poche verticalizzazioni. L’Inter potrebbe retrocedere il suo baricentro per costringere il Napoli ad esporsi, magari spinto dall’eccitazione dell’ambiente. A quel punto, Inzaghi proverebbe a dare a Conte la stessa medicina che lui è bravo a somministrare agli altri, con intercetti implacabili e verticalizzazioni furiose. Per farlo però l’Inter dovrà non perdere l’ordine tattico in mezzo, non dovrà abbandonare la difesa all’1 vs 1. E non dovrà indugiare nel vizio di cercare spasmodicamente la rifinitura dell’azione in orizzontale.
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Qui Napoli
Al Napoli invece quello che serve è davvero né più né meno di quanto visto contro la Juve. E’ il gioco in cui questo Napoli si trova meglio, e visto che scarseggia la fantasia con l’assenza di Neres, e lo strapotere fisico on la defezione di Anguissa, al Napoli dunque rimane la tensione agonistica e la sagacia tattica con cui sporcare le geometrie dell’Inter, braccare le caviglie degli avversari, e innescare la repentina velocità delle incursioni di Raspadori e McTominay. Senza sottovalutare un Lukaku sicuramente in fase di involuzione, ma che anche nelle sue peggiori giornate è comunque sempre capace di entrare in almeno una azione decisiva.
E’ ovvio che sarà la testa a orientare tutto. Lo è sempre nei big-match, lo è maggiormente in questo caso. Perché Napoli e Inter sono imperfette, incompiute, per ragioni molto diverse, ma questo è il risultato. E sono comunque sopravvissute a queste ultime partite incerte, arrivando al 1 marzo davanti a tutti e con solo 1 punto di distacco. Alla fine prevarrà chi riuscirà ad addomesticare i proprio limiti, lasciando che l’altro sia neutralizzato dai propri.