Calcio

Quello che manca all’Inter. Quello che ha il Napoli. Il disastro dentro il Milan. Il nulla della Juventus

Si è fatto un gran sprecare di tesi per spiegare l’inatteso passo falso dell’Inter. Inatteso soprattutto sul piano della prestazione, perché in termini assoluti non sarebbe un peccato mortale perdere a Torino. Poco prima che Mkhitaryan con raggelante schiettezza spiegasse il perché dal di dentro, dicevo in diretta che era proprio quell’eccesso di fiducia nella propria superiorità che stava tradendo l’Inter, in partite contro avversari che avevano circostanze che le rendevano molto sfavorite. Le battute d’arresto contro Milan, Fiorentina e Juventus hanno avuto tutte la stessa matrice.
Poi nei giorni a seguire tanto da dentro quanto da fuori il mondo Inter è stata una caccia alle streghe: e chi dava la colpa a questo o a quel singolo, e chi all’allenatore, e al mercato, e alla società, e alla dirigenza, etc. Fatto salvo che l’immobilità di mercato che non ti permette di introdurre sangue nuovo di gente livello affamata è evidente che sia una penalizzazione, è però altresì vero che è questo lo stato dell’arte dunque è inutile piangersi addosso per gli interisti.

La realtà è però molto più semplice: quando un gruppo come questo, senza appunto nuovi innesti, ha tirato la carretta al vertice per un anno e mezzo, giocando a grande livello, e in coda ad anni comunque di successi, è semplicemente fisiologico che la testa sia logora nel tenere sempre alta la tensione costantemente. Non è facile stare sempre là sopra e non scendere di livello, e le squadre che ci riescono per tanti anni sono appunto quelle che ogni anno aggiungono qualcosa di fondamentale che provoca lentamente un ricambio. Pensate la Juventus dei 9 scudetti, che man a mano aggiungeva i Tevez, Pjanic, Benatia, Dybala, Higuain etc. L’Inter sta facendo una cosa mostruosa, ma se spunta un avversario di livello e che può preparare con calma il campionato come il Napoli, ci sta non tenere lo stesso ritmo mentale. E’ semplicemente umano, e interisti e non interisti devono farsene una ragione.
Questa fame, calma e soprattutto freschezza mentale che manca all’Inter invece ce l’ha il Napoli. Ovvio, ha anche un altro fenomeno in panchina come Antonio Conte, che non è vero che ha una rosa deficitaria perché può sicuramente lottare per lo scudetto, ma è altrettanto vero che non è certo la squadra più forte e Conte da par suo la sta educando a tirare dritto nelle difficoltà.

L’allenatore del Milan, Sergio Conceicao in conferenza stampa

Se esempi virtuosi di natura differente sono Inter e Napoli, è un disastro di diverse matrici quello al Milan e alla Juventus. Il Milan soprattutto è da mettersi le mani nei capelli. Ogni settimana ce n’è una nuova, con Fonseca o Conceiçao alla fine sono i veterani quelli che tradiscono, sul piano comportamentale prima ancora che su quello tecnico, e la valanga perfetta è aggiunta da una dirigenza spaventosamente non all’altezza nel capire come gestire una banda allo sbando. Così persino quando fa le cose bene come nei primi 50 minuti contro il Feyenoord, tutto viene giù malamente e ogni componente finisce per metterci del suo. Conceiçao non rimarrà nemmeno se arriverà in Champions; si spera di racimolare 30 milioni per Theo Hernandez, ma in verità anche per Maignan, e il problema con Leao è che i sauditi offrono tanto per gli stipendi ma mai si avvicinano ai 60 milioni che andrebbero bene per il suo cartellino. Davvero, il Milan è il classico caso di pesce che puzza dalla testa.

Juventus eliminata dalla Champions League (Fonte: Sportitalia TV)

E invece alla Juventus è scandalosamente abnorme la mancanza di personalità. Il derby d’Italia non fa testo, non fa mai testo: ho visto l’Inter di De Boer battere la Juve di Allegri futura finalista di Champions, sono partite che fanno storia a sé. La maniera in cui la Juve è sparita in Olanda sul piano della capacità di essere squadra è abbacinante. Non è soltanto il gioco che è stato nullo. Ma proprio la personalità, la capacità di inseguire insieme un obiettivo, piallati per 120 minuti da un avversario nettamente inferiore ma che interpretava perfettamente il concetto di collettivo.
Ha certamente avuto incidenti nel corso della stagione, ma non ci sono giustificazioni che tengano perché la Juventus al 19 febbraio sia già fuori dalla Champions e dallo scudetto, dopo 200 millioni spesi. Non può non essere Thiago Motta il primo responsabile, che ha complicato ancora di più le cose quando si erano già fatte difficili. Nel suo caso però il quarto posto lo terrebbe sulla panchina, anche se pure Giuntoli nel progettare la squadra è evidente che abbia fatto almeno un paio di decisivi errori di valutazione, che non dovranno più essere ripetuti.

Tancredi Palmeri

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