Anche la campionessa di nuoto, Federica Pellegrini, ha commentato la squalifica di Jannik Sinner dopo il caso Clostebol.
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Ha fatto e farà ancora discutere la squalifica comminata a Jannik Sinner per l’ormai noto caso Clostebol. Il tennista italiano, risultato positivo ad un doppio test effettuato lo scorso marzo tra i Masters 1000 di Indian Wells e Miami, ha deciso di mettere fine alla vicenda e accordarsi con la Wada per uno stop di 3 mesi. Potrà tornare in campo solamente il prossimo 4 maggio, in tempo per partecipare agli Internazionali di Italia e naturalmente al Roland Garros.
“Questa vicenda mi tormentava da quasi un anno e il processo sarebbe potuto durare ancora a lungo, con una decisione forse solo alla fine dell’anno. Ho sempre accettato di essere responsabile del mio team e riconosco che le rigide regole della WADA sono una protezione importante per lo sport che amo”, fu il commento a caldo di Sinner, dimostrando quindi la volontà di chiudere questo capitolo una volta per tutte e poter andare avanti in serenità.
Squalifica Sinner, il commento di Federica Pellegrini
Nelle ultime ore si è espressa sulla vicenda anche Federica Pellegrini, un simbolo dello sport italiano, in occasione della presentazione dei pacchetti dei Giochi Olimpici invernali di On Location a Milano, in qualità di ambassador. L’ex campionessa di nuovo, oggi in rappresentanza delle istituzioni sportive italiane, ha parzialmente assolto il tennista.
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“Ciò che è successo è stato un problema di protocollo. Secondo me Jannik non ha voluto in nessun caso prendere delle scorciatoie, questo è quello che penso da atleta e non”, ha commentato la Pellegrini. Tuttavia, con toni piuttosto diplomatici, ha rimarcato le effettive responsabilità che un atleta ha e deve avere nei confronti dell’operato di tutto il proprio staff: “È vero che la storia ci rende un po’ responsabili tutti, anche per quello che fa il nostro team su di noi”.
E ha proseguito: “Se un atleta, in qualsiasi altro sport, è stato trovato positivo a qualche sostanza, la negligenza è comune, purtroppo. Perché vai in farmacia e magari c’è un aminoacido contaminato o una crema venduta con una contaminazione dentro. I casi sono tantissimi, il problema è che tutti questi casi hanno avuto un periodo di sospensione di negligenza, che non è un doping conclamato con colpa effettiva ma una negligenza. Quindi una svista”