L’annuncio in diretta che svela la verità: “Sono stati controllati tutti i campioni dei test sostenuti”
Sinner fa notizia praticamente ogni giorno. Il dibattito si è ulteriormente acceso dopo il patteggiamento con la Wada di una squalifica di 3 mesi. Scadrà il 4 giugno prossimo, ma il tennista numero uno al mondo potrà tornare ad allenarsi sui campi ufficiali a partire del 13 aprile.
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Ormai non è più un mistero il fatto che la sua preparazione in vista della ripresa, che sarà agli Internazionali di Roma, comincerà in qualche modo molto prima della metà di aprile. Ovvero in qualche struttura extra-lusso tra Dubai, Alicante e Montecarlo. Negli Emirati c’è un super resort gestito dal coach italiano Davide Giusti e provvisto di quattro campi in sintetico non affiliati ad alcuna Federazione.
Sarebbe la meta perfetta per allenarsi seriamente ‘aggirando’ il divieto impostogli dall’Agenzia Mondiale dell’anti-doping. Che per bocca del suo consigliere nazionale, Ross Wenzel, è tornato sul ‘caso’ Clostebol e sull’accordo raggiunto con il classe 2001 altoatesino quando si attendeva soltanto l’udienza del TAS sul ricorso, fissata al 16-17 aprile.
Consigliere WADA: “Sinner? Non è doping”
A ‘Sky Sports UK’, Wenzel ha tenuto a sottolineare che Sinner non ha mai avuto l’intenzione di barare e che tutta la vicenda non ha nulla a che fare con il doping: “Wada ha consultato diversi esperti ottenendo lo stesso risultato. Le due positività del marzo 2024, semplicemente, non sono compatibili con il doping intenzionale, nemmeno attraverso micro-dosaggi”.
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Wenzel: “Controllati tutti i campioni dei test dell’anno prima, ma non è stato trovato nulla”
“Credo sia importante dire per la prima volta una cosa che non è stata dichiarata ufficialmente dall’Agenzia – ha aggiunto Wenzel, come riportato da ‘Gazzetta.it’ – Sono stati controllati tutti i campioni dei test sostenuti da Sinner nei dodici mesi precedenti alle due positività, per cercare ogni indizio simile e ogni possibile traccia della sostanza incriminata in tutti i campioni.
Ma non è stato trovato nulla. Qualsiasi cosa la gente possa pensare di questo caso, è chiaro che non è un caso di doping o di comportamento scorretto”.
“Sanzione giusta e corretta. Altri 67 casi”
Per Wenzel, alla fine, “i tre mesi di squalifica sono una sanzione giusta e corretta“. D’altronde “la possibilità di arrivare ad un accordo in ogni fase del procedimento, è stabilito dalle regole”. La Wada, come sottolinea in conclusione, “lo aveva già fatto in altri 67 casi”.