Un progetto messo totalmente in discussione, una tempesta che rischia di lasciare strascichi pesanti, una rivoluzione che porterà degli effetti, a meno che non si centri il quarto posto. Questo lo svolgimento, che rappresenterà la condizione del Milan nelle settimane a venire. Sarà una conseguenza diretta della clamorosa ed inopinata estromissione dalla massima competizione europea, con tutto ciò che questo sfacelo di campo si porterà dietro dal punto di vista economico.
Tutte le componenti della proprietà rossonera, infatti, avevano concordato un piano d’azione invasivo nel corso del mercato di gennaio con un obiettivo ben delineato: quello di assicurarsi la partecipazione alla Champions League della prossima stagione. Investimenti e sforzi economici anticipati erano stati consentiti da una parte dalla gestione impeccabile dell’uomo dei numeri di Giorgio Furlani nelle stagioni precedenti, ma anche dalla consapevolezza di essere realisticamente ad un passo dagli introiti che sarebbero stati garantiti dalla partecipazione alla fase a eliminazione diretta della Champions League della stagione in corso.
Il campo si è espresso in maniera contraria, ed è del tutto inevitabile che una situazione talmente travolgente si porti alle spalle delle evoluzioni altrettanto invasive, seppure su un piano differente rispetto a quello della rosa che è stato organizzato nelle scorse settimane. Il problema che è stato individuato da chi materialmente allarga i cordoni della borsa, è a livello puramente gestionale, di scelte e di responsabilità. Il livello dirigenziale sarà investito da cambiamenti, più che da semplici aggiunte, che metteranno in risalto la profonda insoddisfazione della proprietà rispetto alla situazione con cui il Milan si trova a dover convivere sotto ogni punto di vista.
Sotto il punto di vista tecnico, l’indirizzo è quello di un taglio piuttosto netto con il passato, peraltro già intrapreso nei mesi addietro nelle scelte che hanno contraddistinto la trattativa per il rinnovo di Theo Hernandez. L’assenza della fumata bianca era, come anticipato, da motivarsi più con i dubbi di matrice rossonera rispetto all’opportunità di sostenere un investimento così importante per blindare il francese, che non il contrario. Incertezze che sono state inevitabilmente rafforzate dalle evoluzioni più recenti, che non hanno fatto che confermare il drastico calo di rendimento di un calciatore straordinario potenzialmente, ma balzato agli onori delle cronache sportive e non per ragioni molto distanti dalle sue prestazioni sul rettangolo verde. Il Milan avrebbe guardato ad una possibile cessione già a gennaio, ed in assenza di cambi radicali di atteggiamento e di rendimento, la separazione tra le parti è solo rimandata alla prossima estate.
Un discorso che può comprendere anche il tecnico Sergio Conceicao, la cui gestione ed il cui pugno di ferro ad oltranza, convincevano poco già prima che i risultati parlassero a suo sfavore. Figuriamoci ora, ed al netto di scelte molto “Mendes centriche” sotto ogni punto di vista. Senza quarto posto, i piani sono ampiamente delineati.
A livello progettuale non è passata inosservata a chi investe nemmeno la dissennata gestione della squadra B. La classifica parla chiaro, e tutte le decisioni ad essa collegata sono state all’insegna di una sostanziale improvvisazione. A partire dalla scelta di affidare un progetto ambizioso nelle mani di un Direttore Sportivo come Jovan Kirovski, il cui unico merito reale era quello di un rapporto diretto con Zlatan Ibrahimovic. Un professionista con patentino, avvezzo alle dinamiche di un calcio così complicato come quello italiano di Lega Pro, sarebbe stato certamente più adeguato.
Dall’altra parte del Naviglio è in programma, sebbene per motivi differenti, un altro genere di rivoluzione che pure dovrebbe comprendere larga parte della rosa a disposizione di Simone Inzaghi. Del resto, sono state la tempestività e l’efficacia della programmazione a segnare il margine di vantaggio che i nerazzurri hanno accumulato nei confronti della concorrenza negli ultimi anni, e le intenzioni del management interista restano sostanzialmente le stesse.
Sono quindi aperte le valutazioni rispetto a chi della rosa attuale farà ancora parte dei programmi per l’ambizioso futuro che la proprietà americana ha intenzione di costruire, rinsaldando la competitività della rosa con cospicui investimenti in estate.
Il reparto difensivo vedrà un forte investimento nel ruolo di centrale, con la contestuale rinuncia ad uno tra Acerbi (spesso infortunato) e De Vrij al quale dovrebbe essere rinnovato il contratto sfruttando l’opzione vantata dalla società nerazzurra. Resteranno sia Bastoni che Pavard, mentre Bisseck potrebbe rappresentare un perfetto esempio di player trading qualora arrivassero delle proposte importanti dal punto di vista economico.
Partirà Frattesi a centrocampo, con Sucic già acquistato per costruire il futuro, e verranno approfondite le valutazioni su tutti gli altri interpreti nei mesi a venire.
Sarà rivoluzione in attacco: Lautaro e Thuram rappresentano la base irrinunciabile sulla quale costruire le ambizioni future, mentre sono certi di dire addio Arnautovic e Correa che hanno il contratto in scadenza. Taremi ha deluso, ma il suo arrivo a parametro zero si è portato in allegato un ingaggio difficile da pareggiare a meno di offerte esotiche che l’Inter spera si possano palesare nei mesi a venire. La stagione in corso può scrivere pagine di storia, ma vada come vada, il progetto nerazzurro è destinato ad ampi stravolgimenti sotto ogni punto di vista.
A proposito di investimenti, non è più un mistero che uno dei complicati obiettivi che l’Inter ha intenzione di perseguire per la prossima estate corrisponda al profilo di Nico Paz. L’argentino del Como, sul quale c’è l’ombra vigile del Real Madrid, viene studiato con cadenza settimanale dagli 007 interisti, che sperano di poter approfittare del rapporto privilegiato esistente tra il padre del progetto di fuoriclasse e Javier Zanetti.
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