Il caso Jannik Sinner e il famigerato Clostebol: un dramma tennistico che ha offerto ai suoi detrattori un’occasione d’oro per sfoderare le loro critiche più pungenti. Tutto ha avuto inizio nel marzo 2024…
Sinner è risultato positivo al Clostebol durante il torneo di Indian Wells. Ripeterlo fino alla nausea non avrà chissà quale effetto, ma la contaminazione fu accidentale e dovuta al suo fisioterapista un po’ distratto che, dopo aver applicato su di sé una pomata contenente la sostanza proibita, ha massaggiato il giocatore senza guanti. Un errore umano, certo, ma per alcuni un’opportunità imperdibile per mettere in discussione l’integrità del giovane campione. Figure come Nick Kyrgios e Alexander Zverev hanno espresso il loro disappunto, non da meno è stato Novak Djokovic, che ha insinuato l’esistenza di favoritismi nel trattamento del caso Sinner soprattutto dopo il patteggiamento.
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Di fronte alla prospettiva di una battaglia legale prolungata e potenzialmente dannosa per il ranking, Sinner ha optato per un patteggiamento, accettando una sospensione di tre mesi. Una decisione pragmatica, ma che non ha scacciato di certo i commenti più duri da parte dei colleghi internazionali, pronti a interpretare la scelta come un’ammissione di colpa. In questo teatro dell’assurdo, Sinner emerge come il protagonista di una tragicommedia, dove ogni suo passo viene esaminato al microscopio e ogni gesto frainteso. Ma, si sa, nel mondo dello sport, i detrattori sono sempre pronti a salire sul palco, soprattutto quando il successo altrui mette in ombra le proprie performance. E gli italiani?
Wada contro Wada, Renzel: “Sinner? Non è un caso di doping”
Viene da chiedersi se l’Italia del tennis meriti davvero Jannik Sinner, ancora protagonista dopo il patteggiamento con la WADA. Il focus non si sposta sull’organizzazione anti doping però, perché a fare male è principalmente il mutismo da parte di alcuni colleghi italiani che hanno lasciato Sinner in un tritacarne forse esagerato. La Wada intanto ha la capacità di contraddirsi da sola, affidando a Renzel, consulente generale, delle dichiarazioni inaspettate: “Quello di Sinner è un caso lontano anni luce da un caso di doping”.
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I feedback scientifici che abbiamo ricevuto confermano che il suo non è stato un caso di doping intenzionale, nemmeno di micro-doping – ha dichiarato Renzel scagionando di fatto Jannik Sinner e gettando ancora più ombra su chi non ha avuto l’ardire di difendere l’altoatesino nel momento del bisogno. Second Biasin, giornalista di Libero, fanno specie Lorenzo Musetti e molti altri italiani caduti nel mutismo o nelle frasi fatte più comuni. Un post di Paolo Bertolucci su X esprime il concetto meglio di altri, senza troppi giri di parole: “L’assordante silenzio di quasi tutti i giocatori italiani sul caso Jannik Sinner mi ferisce”.