Il caso Sinner si è risolto con tre mesi di stop, ma la questione fa ancora molto discutere all’interno del mondo tennis
Sono stati mesi molto complicati per Jannik Sinner. Al netto delle tantissime vittorie consecutive, con tanto di conquista del secondo Australian Open consecutivo, il tennista altoatesino ha dovuto convivere con l’accusa di squalifica per doping.
A metà aprile era previsto al TAS di Losanna la decisione definitiva sul caso Clostebol, dove Jannik rischiava due anni di stop. Alla fine si è tutto risolto con uno stop di tre mesi, una scelta pattuita tramite un accordo consensuale.
Così facendo Sinner dovrà saltare quattro ATP 1000 ovvero Indian Wells, Miami, Monte-Carlo e Madrid, ma potrà tornare in tempo per gli Internazionali di Roma e il Roland Garros, senza però potersi allenare su campi ATP con avversari professionisti.
Sinner, arrivano le parole dei colleghi
Molti colleghi di Jannik Sinner hanno parlato della risoluzione del caso. Alcuni come Wawrinka non sono propriamente felici di come si sia risolta la questione, altri come Feliciano Lopez invece difendono a spada tratta l’altoatesino.
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A proposito ha parlato anche la numero uno al mondo femminile ovvero Aryna Sabalenka: “Se prima non mi importava di lasciare il bicchiere d’acqua e andare in bagno in un ristorante, ora non bevo più dallo stesso bicchiere. Questa cosa ti entra in testa. Se qualcuno ha usato una crema su di te e tu risulti positiva, ti attaccheranno e non ti crederanno o cose del genere. In sostanza si diventa troppo spaventati dal sistema. Non vedo come potrei fidarmi”.
Anche Jessica Pegula è intervenuta in tal senso: “Il processo sembra semplicemente non essere tale, ma dipendere solo dalle decisioni e dai fattori che i controllori prendono in considerazione, e si inventano le proprie decisioni. In sostanza, l’intero processo va seriamente esaminato e considerato. Credo che nessuno dei giocatori si fidi del sistema in questo momento. Penso che si debba fare qualcosa al riguardo perché sembra davvero ingiusto”.