Calcio

“Meritava il rosso?” e spunta il like di un rivale di sempre di Theo all’Inter

“Theo Hernandez meritava il secondo cartellino giallo?”: la pagina Instagram di “433” ha postato questo quesito con annesse foto della simulazione dell’esterno rossonero, che gli è costata il rosso nella sfida fra Milan e Feyenoord. E fra i “like”, ecco spuntare quello di un giocatore che con il francese ha vissuto mille battaglie sul campo di gioco ai tempi dell’Inter, ovvero Ivan Perisic. Come qua sotto si può vedere dalle immagini.

Intanto domani Ivan il terribile può provare a completare la sua “vendetta” contro le rivali ai tempi in cui era nerazzurro. Alle 21 infatti è prevista la seconda parte dello scontro con la Juventus, si riparte dal 2-1 per i bianconeri dell’andata, nel quale ha messo già la sua zampata.

Le parole di Conceicao dopo il ko contro il Feyenoord

Il tecnico del Milan, Sergio Conceicao ha parlato ai microfoni di Sky Sport al termine della sfida contro il Feyenoord, che ha decretato l’estromissione dei rossoneri dalla Champions League: “La delusione è grande, siamo tutti arrabbiati, sapevamo di essere i più forti, abbiamo sbagliato qualcosina a Rotterdam. Abbiamo preparato questa partita per vincerla, non si vedeva il modo per loro di arrivare alla nostra porta, abbiamo sbagliato il secondo gol in diverse occasioni. Di colpe ne abbiamo anche noi, adesso pensiamo alla prossima partita. L’episodio di Theo ha cambiato la partita, perché fino ad allora non avevano fatto un tiro”.

Sull’espulsione di Theo: “Non siamo andati agli ottavi, negli anni precedenti sono arrivato 5 volte con il Porto, non è una situazione nuova per me, ho fatto tanti di quegli errori che non potete neanche immaginare. Così ne fanno anche i giocatori, ma la faccia della sconfitta è quella di Sergio Conceicao, non quella di Theo“.

Sul motivo del cambio di Gimenez: “Sono pagato per prendere decisioni, quando è arrivato una settimana fa aveva un problema, era infortunato, ma ha giocato lo stesso rischiando di farsi ancora più male. Perché non Abraham? In quel momento eravamo più bassi, volevamo ripartire perché eravamo in 10”.

Daniele Najjar

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