Raffaele Palladino, a volte, non lo capisco. Non capisco perchè abbia rinunciato a giocare a San Siro. Non capisco perchè avendo a disposizione stavolta tutto il mercato di gennaio abbia deciso di far partire i nuovi arrivi dalla panchina. Il fatto di voler dare fiducia alla squadra che aveva asfaltato l’Inter quattro giorni fa al Franchi non mi ha convinta per niente. Perchè l’Inter e, questo Palladino avrebbe dovuto prevederlo, difficilmente sarebbe stata irriconoscibile come a Firenze. Le grandi squadre una partita la possono sbagliare, due di fila no. E così è stato. Tra il confermare per 10 undicesimi la formazione di giovedi scorso e rivoluzionare la squadra c’è una via di mezzo. E rinunciare ad esempio a Folorunsho che ti dava più fisicità a centrocampo, per me, è stato un peccato capitale. Poi a proposito di mercato, bisognerà capire che fine ha fatto Gudmundsson. Ok i problemi fisici, ok la tonsillite che lo ha mandato in tribuna giovedi, ma l’islandese un po’ come Koopmeiners alla Juve è la copia sbiadita di quello ammirato con il Genoa. Nell’Inter, invece, la differenza tra il centrocampo titolare e le alternative si è rivista tutta. Barella in questa Inter non può mai stare fuori. Gli arbitri, invece, hanno chiuso come peggio non si poteva questo weekend lungo. A San Siro forse ci siamo resi conto di quanto ormai la figura del guardalinee abbia perso efficacia e sia sempre più marginale. Sul fuorigioco non possono più sbagliare complice la tecnologia, ma l’arbitro va sempre aiutato. Il pallone dal quale scaturisce l’angolo che porta all’autogol di Pongracic era uscito in modo evidente, come si fa non vederlo? Sui falli di mano in area, invece, la solita confusione che sta facendo male al nostro calcio. Dalle scelte di Palladino alla sua ex squadra. Quanto successo al Monza, invece, lo avevamo previsto. Perchè anche ai grandi capita di sbagliare e stavolta Galliani ha sbagliato tutto. Non da solo, ovviamente, ma aiutato da una proprietà che evidentemente non crede più nel Monza per tutta una serie di motivi (da non trascurare anche la scelta di non intitolare lo stadio a Silvio Berlusconi). La colpa non era di Nesta prima e non è di Bocchetti adesso. Ma esonerare Nesta qualche mese fa è stata una scelta senza senso, perchè il Monza pur faticando parecchio aveva gioco e anima. Tutto quello che non si è visto con Bocchetti. E la cosa ancora più assurda è stato far firmare a Bocchetti un contratto fino al 2027. Perchè l’ex Verona non poteva fare miracoli con una squadra che, complice il mercato, ha iniziato a perdere i pezzi. Già il mercato. Invece di rinforzarsi il Monza si è indebolito. Ha perso tutti i più forti e li ha sostituiti con dei prospetti di giocatori. Segno evidente di una società che sembra essersi “arresa” alla retrocessione.