Non c’è riuscito il Professor Marco Tullio Sperelli a far crescere bene una generazione di bambini di 10 anni, figuriamoci dopo 33 anni se qualcun altro possa essere in grado di raccogliere quei frutti acerbi. Raffaele è cresciuto, come lui, tanti altri della sua generazione. I risultati sono stati scadenti. In quella Napoli (che poi Napoli non era perché quel film con Paolo Villaggio fu girato a Taranto a causa di alcune pressioni della Camorra alla regista per avere il 10% degli incassi della pellicola) oggi si respira un’altra aria. Oggi Napoli è cambiata e il turismo la sta premiando. Milano è diventata più pericolosa di Napoli ma alcuni napoletani hanno rispettato la tradizione: il vittimismo, ad esempio, è sempre il piatto forte del menù. Se a Verona scrivono “lavali col fuoco” è razzismo, se loro esercitano razzismo sui corregionali con pastori e asinelli è goliardia. Se i fiorentini cantano loro senza indice e senza mignolo sono razzisti, ma se loro augurano la morte a chi fa una gag sul calciomercato mal riuscito di De Laurentiis allora è sacrilegio. Benvenuti nella Napoli degli anni ’90. Quella parte che non si è mai evoluta, composta da finti Pulcinella e veri Pinocchi. Quella Napoli che ha poco da fare e ha tanto tempo da perdere a scrivere striscioni razzisti e a perdere ore sui social, da sempre immondizia della disinformazione. Nel presepe c’è un giornalista robustello che parla di fascismo, così per qualche minuto dimentica di avere un’azienda di antenne sull’orlo del fallimento dove i debiti sono superiori alle notizie. Oppure il tifoso anzianotto che negli anni d’oro ha “tirato un riga” sulla città e l’ha spaccata come SpaccaNapoli. Tutti a lezione da nessuno. Perché si parla per parlare. Perché se il Napoli è forte lo deve a Conte, se il Napoli ha fatto un grande mercato estivo è stato riconosciuto ad Aurelio e se a gennaio ha deciso di non fare nulla DeLa è libero di farlo (e per me ha fatto bene) ma ciò non toglie che la critica e la satira possano coinvolgere anche il Napoli, così come a Maldini fu riservata la famosa “Questa non è Ibiza” e a Ibra passammo sopra con la gru quando fece il finto discorso social dopo la vittoria della Supercoppa. Se il corrispondente da Napoli, in diretta su Sportitalia, ironizza sulla Juve prima di Napoli-Juve va bene, la gag sulla bicicletta è consentita ma se il corrispondente da Milano ironizza sui mancati acquisti del Napoli allora c’è il caso diplomatico da fare un baffo a Cecilia Sala. Eh no. La città di Totò e Troisi non può proclamarsi la patria dell’ironia ma poi essere la prima città a non capirla e non giustificarla. I modi? Sono veri. Se appartieni ad una redazione rispetti la linea editoriale. Licenziamento? Non si può licenziare un non dipendente mai assunto che presta collaborazione con almeno 5 redazioni diverse. Non ci vuole la Cisl, sono le regole elementari di chi scrive senza sapere e informarsi. La falsità dei dirigenti del Napoli che esprimono solidarietà quando fino a due settimane fa chiedevano il cambio di corrispondente, addirittura cacciato per due settimane dal centro sportivo. Unica società in Italia che fa pressione sui direttori per decidere chi deve lavorare e chi deve essere allontanato. E’ successo in più redazioni. Se qualcuno smentisce alzi la mano. Milan, Inter e Juventus non hanno mai fatto pressione negli ultimi 20 anni. Se la fa il Napoli, allora, va bene e bisogna stare zitti. Ma il buttafuori ex Direttore dimentica gli intrecci milanesi di parenti molto stretti. Facciamo finta di nulla anche rispetto a questo. Le lezioni, però, le accettiamo solo da chi è migliore di noi. Non da chi non capisce che a Canale 21 non era un attacco ma solo un invito a fare il tifoso per la tv regionale in cui già lavora il corrispondente. Grande tv ma soprattutto grande editore che non aveva bisogno di pubblicità ma che suo malgrado l’ha ottenuta. Fare la morale a chi è cresciuto nelle tv locali è sintomo di ignoranza. Come quella che hanno nei cartoni animati di Titti e Silvestro. O quella che dovrebbero avere allenatori e vice costretti ad emigrare in Spagna o in Croazia per provare a far finta di allenare. I napoletani, quelli non capaci di intendere e di volere, non quelli buoni e sani, continuano a parlare di come ho scalato le quote di Sportitalia. Si trova su google e wikipedia. Basta pagare vodafone o tim e il wi fi funziona per tutti. Anche Iliad ve la consiglio. Il primo 50% l’ho ottenuto da Tarak Ben Ammar senza soldi ma in cambio di risultati raggiunti, come da accordi, su fatturato e ascolti. Il secondo 50% l’ho comprato nel 2022 prima da Ben Ammar e poi dai fratelli Sciscione grazie agli introiti che il sottoscritto ha ottenuto dalla vendita della sua prima società – la Micri Communication – agli spagnoli di Cirsa e al fondo americano più grande del mondo. Purtroppo, o per fortuna, nessuno mi ha regalato nulla nella mia vita. Dai tempi di Prima Tivvù, Telenostra e TCS. Il resto sono chiacchiere… quelle napoletane che si mangiano ora. A voi lascio le tarantelle, io mi tengo i fatti della vita che mi sono costruito. Io speriamo che me la cavo…
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