Marash Kumbulla compie oggi 25 anni e ha motivo di festeggiare: il recente successo del suo Espanyol contro il Real Madrid senza subire gol non solo ha sorpreso la Spagna, ma ha di fatto tenuta aperta la corsa alla vittoria de La Liga inguaiando la squadra di Carlo Ancelotti.
L’ex difensore di Roma (dalla quale è arrivato in prestito fino a fine stagione) e Verona – fra le altre – è intervenuto a Sportitalia per parlarci del suo bell’impatto nel campionato iberico, avvenuto dopo il pieno recupero dal lungo infortunio che lo aveva tenuto ai box.
Come ti stai trovando in Spagna?
“Mi sento molto bene, mi sono integrato subito alla grande con i compagni e con tutto il club qui all’Espanyol, così come in un campionato nuovo per me come quello spagnolo. Non mi aspettavo di iniziare subito così bene dato che è la prima volta che vado a vivere lontano dall’Italia. La Spagna come cultura e abitudini è molto vicina all’Italia, ma temevo di poter avere qualche difficoltà di ambientamento all’inizio. Non è stato così e ne sono felice. Ringrazio i compagni ed il mister che mi hanno fatto sentire subito a casa”.
Come avete fatto a concedere zero gol al Real Madrid?
“Non erano in giornata (ride, n.d.r.). C’è poco da fare se stanno bene. Ma abbiamo difeso di gruppo, tutti uniti, compatti ed aggressivi, cercando di non lasciare tempo e spazio a chi aveva la palla. Poi qualche parata del nostro portiere è servita. L’abbiamo portata a casa facendo gol a pochi minuti dalla fine. Contro il Real non è mai finita, dunque anche questo è servito: se avessimo segnato prima magari avremmo rischiato ancora qualcosa”.
Sei modesto, non ti dai meriti?
“Secondo me è stato merito di tutti. Non riesco a trovare un giocatore che abbia giocato meglio degli altri. Magari penso a Romero che ha fatto gol, o a Garcia che in porta ha preso tutto. Ma ha vinto il gruppo”.
Sul tuo brutto infortunio: chi è stato importante per te in quel periodo?
“E’ stato un periodo molto difficile. Mentalmente è più complicato nei primi mesi, perché sei abituato alla tua routine, a correre e ti ritrovi con le stampelle e senza poter camminare. La mia famiglia e la mia fidanzata mi hanno aiutato molto. La cosa più importante però è stata la nascita di mia figlia nel momento in cui mi sono fatto male. Ho avuto altro di bello a cui pensare insomma in un momento di tale difficoltà”.
Se ti parlo di Verona e Roma, quali sono i tuoi ricordi più belli?
“Parto da Verona. Lì ho fatto il primo anno fra i grandi, in prima squadra. Di quella stagione porto tutto nel mio cuore. Abbiamo avuto una stagione fantastica con Juric. Se devo dire una partita allora dico quella con la Juventus che abbiamo vinto in casa 2-1, un ricordo bellissimo. Eravamo in uno dei momenti migliori della stagione, poi siamo stati frenati forse anche per l’arrivo del Covid. Però è stata una stagione incredibile.
E di Roma?
“Ovviamente la vittoria della Conference League a Tirana. Il culmine di un percorso bellissimo dove abbiamo sofferto e gioito insieme. Nelle partite in casa in Europa c’era una bolgia vera all’Olimpico”.
Bolgia all’Olimpico a parte, com’è stato vedere la città di Roma in festa?
“Ricordo benissimo quella giornata. Era il mio primo trofeo vinto e per ora l’unico. Vedere la città intera in festa, girare con il pullman scoperto per le vie di Roma e davanti il Colosseo… Queste sono le immagini che mi passano per la mente che mi emozionano ancora oggi”.
Quali allenatori ti hanno lasciato di più? E che cos’ha di speciale Mourinho?
“Ogni allenatore mi ha lasciato sempre qualcosa, sia che abbia giocato di più o di meno. Ricordo Juric perché è stato il primo a credere in me, lo ringrazierò sempre e mi ha cambiato la vita. Di Mou posso dire che qualsiasi cosa che dica ha un peso. Ti migliora sotto tutti i punti di vista e va alla ricerca del dettaglio. Per quanto mi riguarda mi ha fatto crescere tanto dal punto di vista della maturità, del carattere e di saper prestare attenzione ai dettagli che prima non curavo”.
La Nazionale cosa rappresenta per te?
“È sempre un onore per me rappresentare la Nazionale, la mia famiglia è sempre attaccata alla TV, soprattutto quando vesto quella maglia io. Nell’ultimo anno siamo andati agli Europei dopo un bellissimo percorso nelle qualificazioni, poi ovviamente abbiamo trovato un gruppo difficile. Per me abbiamo lasciato il segno nonostante l’eliminazione, è stata un’esperienza bellissima”.
Che ne pensi di Asllani dell’Inter e Christian Shpendi del Cesena?
“Conosco meglio Asllani, avendoci giocato insieme in Nazionale. Per me ha qualità tecniche di altissimo livello, calcia in egual maniera di destro o di sinistro. Gli ho visto sbagliare pochissime volte passaggi o lanci lunghi. E’ ancora giovane, può crescere e maturare, ma ha il futuro garantito. Shpendi l’ho visto giocare da lontano, ha un bel potenziale”.
I tuoi obiettivi per il prossimo futuro, al di là del mercato?
“Sinceramente non ci sto pensando, dopo l’infortunio ho imparato ad apprezzare molto il quotidiano, che sia un allenamento o una partita. Ovviamente spero di chiudere bene la stagione con la salvezza dell’Espanyol, cercando di dare tutto, poi vedremo cosa succederà”.