Federazione distrutta dal dolore: addio al tecnico più amato

Impossibile non partecipare al dolore per la scomparsa di uno degli allenatori più amati: tanti i campioni cresciuti con lui

Se n’è andato lasciando dietro di sé gli insegnamenti di una vita. È carica di valori, di passione, di amore l’eredità di Gaetano Di Centa, allenatore di sci, nonché padre dei campioni olimpici Manuela e Giorgio, nonno di Martina.

Bandiera italiana sventola
Federazione distrutta dal dolore: addio al tecnico più amato (Pixabay) – Sportitalia.it

Se n’è andato lasciando però un’eredità pesante da custodire con la cura e la passione che lui metteva nell’insegnare il mondo degli sci ai bambini. Ne ha cresciuti tanti, non soltanto i figli, ha fatto innamorare di questo sport generazioni di piccoli futuri campioni, ma anche di semplici appassionati.

Ora di lui resta il ricordo e il dolore di chi ha perso un padre, un nonno, un amico. Gaetano Di Centa è morto all’età di 97 anni all’ospedale di Tolmezzo, è morto lasciando però dietro di sé una vita intera dedicata allo sport. Atleta, tecnico, dirigente, non c’è ruolo in cui Di Centa non si sia distinto.

Lo ricorda con affetto la FISI – Federazione Italiana Sport Invernali – con un comunicato in cui il Presidente Flavio Roda, il Consiglio federale, atleti, tecnici e staff esprimono vicinanza alla famiglia.

Addio a Gaetano Di Centa, il ricordo di Manuela

La ricorda soprattutto la figlia Manuela Di Centa, sette medaglie olimpiche nello sci di fondo, partendo proprio dalle parole che il papà gli disse prima dei Giochi Olimpici del 1994 quando portò a casa cinque medaglie: “Il mio papà riuscì a darmi la giusta grinta – il suo racconto al ‘Messaggero Veneto’ – . Sii te stessa mi disse, non avere paura. Facendomi sentire al sicuro, come nella nostra pista di casa a Paluzza“.

Gaetano e Manuela Di Centa
Addio a Gaetano Di Centa, il ricordo di Manuela (Facebook) – Sportitalia.it

Una casa costruita con amore e sacrifici, come con sacrifici ha coltivato la sua passione per lo sci: “Lavorava di notte – racconta ancora Manuela Di Centa – e di giorno si dedicava alla sua grande passione, fare l’allenatore di sci“. Una passione trasmessa ai figli (Manuela, Andrea, Giorgio) che portava a sciare insieme agli altri bambini: “Concepiva la società come un modo per aggregare“. Ovviamente anche i risultati avevano la loro importanza, ma non quanto lo stare insieme: “Era convinto che lo sport potesse favorire la crescita morale e civica delle persone, che tramite lo sport si potessero educare i giovani“. Lo insegnava ai suoi ragazzi, insieme al suo tener duro, alla voglia di sacrificarsi per amore: l’amore per gli sci che ha segnato tutta la sua esistenza.

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