Dichiarazioni esplosive sul ‘caso’ della positività al Clostebol del numero uno al mondo: “C’è la possibilità che nel cibo ci sia qualcosa di contaminato”
Sinner e il rischio squalifica per la positività al Clostebol. “È stata colpa mia”, arriva l’ammissione in diretta in attesa dell’udienza del TAS di Losanna fissata per il 16-17 aprile.
La Wada vuole la squalifica di Sinner
La Wada non ci sta all’assoluzione del tennista numero uno al mondo, pronunciata dal Tribunale indipendente del tennis e resa pubblica lo scorso 19 agosto a processo concluso. Così ha presentato ricorso, puntando alla sospensione dell’altoatesino per almeno un anno.
“A Sinner è contestata la negligenza”
Il fresco vincitore degli Australian Open, per il secondo anno consecutivo, è a forte rischio squalifica. Come infatti dichiarato dall’avvocato Cascella, ex membro del sopracitato TAS di Losanna, “la positività riscontrata nelle analisi sui campioni prelevati potrebbe portare a una squalifica, perché i riscontri delle analisi sono oggettivi“.
Cascella sottolinea come a “Sinner non è contestata la mala fede, bensì la negligenza“. E l’Agenzia mondiale antidoping ora “vuole una sospensione da uno a due anni, visto che ogni atleta è responsabile anche dell’operato dei propri collaboratori”.
Wilander difende Sinner: “C’è la possibilità che nel cibo ci sia qualcosa di contaminato”
Il ‘caso’ Sinner rimane di strettissima attualità, e sarà così fino alla decisione del TAS. Da segnalare in favore di Jannik le dichiarazioni di Mats Wilander, l’ex numero uno al mondo che nel 1995 venne trovato positivo alla cocaina insieme al compagno di doppio Karel Kovcek.
Wilander difende Sinner e la Swiatek andando all’attacco del sistema lotta al doping che, a suo avviso, rende ormai impossibile la vita agli atleti: “Oggi un giocatore non dovrebbe nemmeno andare al ristorante a mangiare, perché c’è la possibilità che nel cibo ci sia qualcosa di contaminato“, le sue parole riportate dal ‘Corriere dello Sport’.
“La colpa è stata mia”
L’ex numero uno ha anche spiegato perché il suo ‘caso’ è diverso da quello dei sopracitati Sinner e Swiatek: “Non è paragonabile a quello di entrambi, perché sono situazioni totalmente diverse. Nel mio caso, la colpa è stata mia, mentre cosa è successo a questi ragazzi è qualcosa che resta ancora da vedere”.