Davide Frattesi servirebbe a chiunque, a maggior ragione alla Roma che vorrebbe riportarlo a casa e coccolarlo come si fa con un figliol prodigo. Ma all’interno di questo discorso, molto spesso forzato e senza grande profondità, bisognerebbe non perdere tempo e arrivare a una sintesi definitiva. Ovvero che quando uno come Frattesi è dentro l’Inter, ambiziosa come poche squadre in giro per l’Europa, diventerebbe logico non speculare per mandarlo sul mercato come se si trattasse di un pacco postale. Oppure di una raccomandata senza ricevuta di ritorno. È normale che Frattesi voglia giocare di più, sarebbe titolare in 19 squadre su 20 della Serie A. Ma quando decise di accettare l’Inter, sapeva già che i suoi rivali a centrocampo sarebbero stati Barella, Chalanoglu e Mkhytarian, non certo gli ultimi della compagnia. Proprio per il suddetto motivo, gerarchie ben chiare, l’Inter ha subito smontato la concorrenza mettendo una tariffa da 45 milioni più bonus per arrivare a 50. La sostanza è che Frattesi non ha scoperto strada facendo di essere una lussuosa alternativa ai magnifici tre, ma era ben chiaro fin dal suo avvento in nerazzurro. Poi ci sono le risposte quando vieni coinvolto da titolare come è accaduto domenica scorsa a Lecce, risposte strepitose tra gol, partecipazione totale e gli elogi convinti di Inzaghi che a fine partita ha sottolineato il suo atteggiamento molto professionale. Non ha mai chiesto di essere ceduto era stato il passaparola delle ultime settimane. Giusto. L’impressione è che sia stato perso un bel po’ di tempo, della serie “Frattesi serve a tutti, ma in modo particolare all’Inter”. Qualcuno ha ancora un minimo dubbio?
Ho ascoltato le parole di Zlatan Ibrahimovic sulla lite tra Conceicao e Calabria, la sua interpretazione è stata “Anche a me sono accadute cose del genere, l’importante è chiarire”. Beh, veramente certe cose sarebbe meglio che restassero dentro lo spogliatoio, Conceicao è andato oltre. Di una cosa sono sicuro: con Antonio Conte una cosa del genere MAI sarebbe accaduta. Un conto è essere sergente di ferro, un altro paio di maniche rischiare una scazzottata in mezzo al campo. Giusto concentrarsi sugli ultimi giorni di mercato: il Milan aspetterà fino alla fine (si fa per dire) Gimenez, c’è il rischio dello sfinimento e del cerino in mano ma evidentemente è calcolato. La Juventus vorrebbe aggiungere un altro difensore, sta seguendo Todibo più di altri, potrebbero esserci giorni scoppiettanti se qualcuno si presentasse con un’offerta vera per Cambiaso (il Manchester City) oppure per Fagioli (Marsiglia, Premier e sullo sfondo la Fiorentina che marca Bondo da vicino). Il Napoli sapeva che aspettare gli ultimi giorni al rimbalzo tra Garnacho e Adeyemi sarebbe stato pericoloso, ma non poniamo limiti. C’è un allenatore, si chiama Paolo Vanoli, che chiede un attaccante esattamente da quando ha capito che la stagione di Duvan Zapata sarebbe finita dopo il grave infortunio. Non c’è conferenza stampa o intervista senza una sollecitazione del genere, ormai uno stillicidio. Il Torino è sempre il club del penultimo ma anche dell’ultimo minuto, come quel tizio che arrivò in aeroporto con tre ore di anticipo per poi addormentarsi e scoprire che avevano chiuso il gate. Alla prossima.