Torna la Champions League e l’Inter ha la possibilità di centrare un obiettivo che sarebbe fondamentale per il prosieguo della stagione: quello di qualificarsi fra le prime otto squadre in Europa direttamente, senza passare dai playoff. Basta un punto contro l’ostico Monaco per la squadra di Inzaghi, così da non dover far calcoli o guardare i risultati degli altri campi.
Un traguardo che permetterebbe a Lautaro e compagni di evitare l’aggiunta di due nuovi impegni su un calendario già di per sé intasato. Oltre al campo poi i temi caldi in casa nerazzurra sono legati anche al mercato, con due giovani in partenza (Buchanan e Palacios) ed il dubbio che un innesto possa servire, magari nel reparto difensivo dove la coperta è corta, rimane.
Anche di questo ne abbiamo parlato con Ernesto Paolillo, ex amministratore delegato dell’Inter ai tempi di Massimo Moratti come presidente.
E’ più grande la gioia per il 4-0 al Lecce o la preoccupazione per Conte che non molla un centimetro con il Napoli?
“La gioia, assolutamente. E’ una squadra in forma, che gioca bene, con tutte le rotazioni che vengono fatte ed i turni di riposo che vengono concessi. La squadra gira ed i sostituti sono validi, c’è un gran gioco, con tante occasioni da rete. E’ bello vedere questa Inter”.
Torna la Champions. Per l’Inter è un sogno o un obiettivo?
“Un obiettivo. Questi giocatori si meriterebbero di vincerla, così come Inzaghi. Ovviamente il campo internazionale non è semplice, ci sono competitor agguerrite, soprattutto in Inghilterra, o a squadre come il Real Madrid che prima o poi torneranno al loro miglior livello od alle tedesche. Però ci credo”.
Con un Lautaro che è tornato a fare tutti questi gol è più semplice?
“Assolutamente, è un campione. Non c’è niente da fare e mi aspettavo che tornasse presto ai suoi migliori livelli. Non si poteva pensare che si fosse dimenticato come si gioca, siamo noi che ci siamo dimenticati di quello che aveva fatto questo atleta, Non aveva mai riposato, si era aggregato in ritardo alla squadra per la Copa America. Il suo esempio ci porta a ribadire un tema: si gioca troppo. Ed il vantaggio del Napoli è che gioca meno”.
A proposito di campioni e di chi lo sta diventando: Thuram nonostante sia appena stato staccato da Retegui in vetta alla classifica marcatori, ha lasciato il rigore del 4-0 a Taremi. Che ne pensa di questo gesto?
“È il segnale che l’Inter è una grande squadra. È un segnale che l’allenatore ha lavorato molto bene sul gruppo e che il gruppo ci tenga al di là degli obiettivi personali. Prima viene la squadra”.
Vale anche per Frattesi?
“Sì, se poi un giocatore della sua qualità scalpita un pochino è normale, l’importante è che non ci siano gli eccessi. Ovviamente sente di poter dare il suo apporto ancora di più, giocando meno di altri. Fa sentire la personalità che ha questo suo rammarico, ma tutto si mette a posto”.
Anche nella sua Inter c’erano giocatori di forte personalità, che potevano avere certi mal di pancia.
“Altroché, cito sempre un caso emblematico. L’Inter era forte con Ibrahimovic, perché era un giocatore molto forte. Ma poi è arrivato Eto’o. Uno ancora più forte soprattutto dal punto di vista di amalgama con la squadra e questo ha portato la squadra ad avere ancora più risultati”.
Si aspetta un innesto in difesa, al di là della possibile partenza di Palacios o Buchanan?
“E’ chiaro che bisogna far quadrare i bilanci, non c’è niente da fare. Quindi certe operazioni magari vanno fatte, però parliamoci chiaramente: in tutti questi anni l’Inter ha sempre dovuto vendere giocatori anche importanti, per questo sottolineerei il grande merito, oltre alla grande intelligenza di Marotta, che è stato in grado di costruire grandi squadre partendo dal dover vendere. Una cosa non da poco”.
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