La prima sconfitta in campionato spinge la Juve dentro a una brutta crisi. D’identità, prima che di risultati. La squadra di Motta si è fermata a Napoli perdendosi tra il primo e il secondo tempo, buttando via il vantaggio iniziale maturato col primo gol di Kolo Muani (Vlahovic in campo solo nel finale, ormai ai ferri corti col tecnico e il club) e scivolando a -16 dalla testa della classifica. Il distacco è considerevole, tanto da non poter giustificare più totalmente i problemi oggettivi che vanno pur riconosciuti agli uomini della Continassa: se la Juve avesse vinto solo cinque delle tredici partite che ha pareggiato finora in Serie A (senza considerare le altre tre in Champions League) oggi sarebbe a meno uno dalla vetta, dunque non è il primo ko a dover preoccupare ma l’incapacità di portare le gare dalla propria parte, facendosi riacciuffare il più delle volte.
Thiago Motta deve trovare delle soluzioni immediatamente: per la Juve e anche per lui, per evitare di essere catalogato a fine anno tra gli allenatori flop della storia juventina. Prenda spunto da Conte, che in pochi mesi ha reso di nuovo il Napoli la squadra da battere per spirito di adattamento e convinzione nei propri mezzi. Dopo aver regolato l’Atalanta, gli azzurri hanno battuto anche la Juve e aumentano la pressione sull’Inter. Che resta fortemente centrato sul presente, sì, ma comincia a pensare anche al futuro: pare Marotta non abbia perso tempo ai primi sentori di un possibile futuro di Inzaghi in Premier League (un paio di club lo stanno seguendo con attenzione e uno in particolare avrebbe già allacciato i primi contatti tramite intermediari), così avrebbe già bloccato Allegri che, nel frattempo, ha rimbalzato ancora una volta il corteggiamento di club dell’Arabia Saudita.
A proposito di ritorni in Serie A, sulla sponda Roma vengono segnalate in ascesa le quotazioni di Montella: ottima la sua gestione alla guida della nazionale turca, sarebbe il prescelto di Ranieri. Mentre l’ambizioso progetto del Parma, che ha affidato il ruolo di CEO all’ex dirigente juventino Cherubini, è da seguire specie per le novità che potrebbe introdurre in tema di multiproprietà e valorizzazione dei giovani. La crescita dei club italiani che storicamente hanno occupato la seconda fascia del nostro calcio – e che possono ambire al salto di qualità che ha fatto l’Atalanta, grazie a una buona strategia aziendale – è un passo necessario per riportare la Serie A tra i campionati più prestigiosi al mondo. Lazio, Fiorentina e Bologna sono già sulla buona strada per attingere fondi dalle coppe e arricchire il nostro calcio di talento, ma bisogna allargare la rosa per alzare ancora il livello.