Se il Cammino di Santiago rappresenta da secoli una delle esperienze spirituali più intense, con cui nel Medioevo si usava chiedere una grazia o perdono, forse tutto questo non è un caso. Furlani, Ibrahimovic e Moncada, in religioso ordine alfabetico e senza offesa per nessuno, hanno tutta la necessità di percorrerlo rapidamente, per espiare l’ultimo semestre e soprattutto cambiare il futuro di questa stagione ancora tutta da scrivere. Ma se di solito c’è un “Camino Frances” da percorrere tutto a piedi, stavolta, passateci la licenza, quello del gruppo di lavoro più famoso d’Europa è un “Camino Holandés”: niente Compostela, destinazione Rotterdam. Santiago aspetta, ma non resta immobile: pur con grande rispetto per il club che lo ha reso grande nel calcio che conta, con la benedizione della doppietta al Bayern che sa di scena finale commovente, in cuor suo ha già scelto. Giménez vuole il Milan, ma non da oggi: praticamente da sempre. Ieri sera abbiamo trovato sulla pagina Instagram della mamma una foto di lui da bambino con un pallone: rossonero, perché le coincidenze non esistono.
Instagram, centralissimo. Perché Santi, tra i suoi 975 “following”, ne ha due che fanno particolarmente rumore: Zlatan Ibrahimovic e l’AC Milan. Basterebbero due indizi a fare una prova, ma vogliamo esagerare col terzo: quell’intervista di ottobre a ESPN in cui spiegava il no estivo al Nottingham e soprattutto il suo grande sogno. “Sono nato con Ronaldo, Ronaldinho, Kakà da bambino, il Milan è un sogno, uno dei club più grandi della storia”, e intanto gli occhi brillavano: nell’ultimo giorno di mercato, l’offerta era “muy corta”, qualcuno dice 15 milioni di euro. Oggi il Milan sa di dover iniziare a parlare dal doppio: Santiago non ha mai smesso di segnare a occhi chiusi e di sognare a occhi aperti e il prezzo deve avvicinarsi ai 40 milioni. Magari prestito oneroso oggi (5 milioni?) e obbligo di riscatto a giugno (a 30) con annessi bonus: l’idea di qualche contropartita (Vos? Chaka Traoré? Cuenca?) potrebbe non essere nemmeno così tanto… pellegrina.
Come in tutte le storie che intrecciano ragione e sentimento, non può mancare una donna: non la mamma, né la moglie o le sorelle di Santi, ma Rafaela Pimenta, la regina del mercato mondiale a cui il Milan ha affidato l’operazione. La scuola di Mino Raiola l’ha resa potentissima: in teoria sa come si convince un club, anche un club serissimo e tutto di un pezzo come il Feyenoord. Perché è vero che Gimenez ha altri due anni di contratto (forse nemmeno tanti) e che è un gigante gentile, ma la scelta l’ha fatta: vuole conquistare San Siro e vuole farlo già a partire dal derby contro l’Inter. È un uomo di principi, Santi: avrebbe potuto scegliere l’Argentina e avere qualche trofeo in più in Nazionale, visto che è nato a Buenos Aires da genitori argentini, ma ha scelto il Messico, dove ha vissuto dall’età di 2 anni. “Sono un fan di Messi, ma mi sento messicano”: non la scelta più semplice, ma quella del cuore. Uguale vuole fare ora: forzare la mano – seppur con garbo – per ricevere il via libera, anche riscattando un debito di riconoscenza che gli olandesi hanno nei suoi confronti. E al Feyenoord, che pur proverà a resistere, mettersi di traverso potrebbe non convenire troppo.
Si definisce “soldado de Cristo”: non servono traduzioni. La fede, in primo piano, come per Sergio Conceicao, che in lui vede l’uomo giusto per dare l’elettoshock a una squadra che non sa fare i gol facili. Quelli che ti fanno arrivare almeno quarto, quelli che ti regalano notte di sogni e di Coppe di Campioni, per citare Venditti. La notte prima degli esami di Moncada-Furlani-Ibra deve ancora arrivare: uno ammira Gimenez da anni, l’altro è “partito con i calcoli e quando lo fa è un Mostro” (cit.). L’ultimo è nel club di quelli che dall’Olanda si è preso l’Europa, anzi il Mondo. Ed Europa è Milan, lo dice sempre. Chi meglio di lui può mettere il fiocco sul dono da regalare ai tifosi per fare pace. Un’operazione di mercato che riscatterebbe anche la figura di Red Bird e di Gerry… Cardinale: perché tutto torna lì. A Santiago e al suo cammino: da Rotterdam a Carnago, Milanello, con una conchiglia al collo e un passaporto rossonero da timbrare in tutti gli stadi d’Europa.