Due cose sono chiare, chiarissime, al netto di quanto accadrà in queste due settimane scarse di mercato. La prima: a Casa Milan nella scorsa primavera inoltrata hanno dormito di brutto, avrebbero potuto prendere Antonio Conte e hanno cominciato a fare i calcoli quasi terrorizzati dall’idea di dover ascoltare il diktat del Comandante. La seconda: Conte ha rivoltato il Napoli come un calzino, gli ha dato una fortissima identità in poche settimane, sarebbe il caso di mettersi a disposizione per non deluderlo negli ultimi giorni di trattative. Ma è giusto fare un bel distinguo per non creare confusione.
Un club ricco e ambizioso come il Milan non si sarebbe dovuto fare sfuggire un’occasione più unica che rara. Stava seguendo Lopetegui, aveva Conte sul dischetto, sarebbe bastato calciare il rigore a porta vuota. Nulla. Il Milan ha scelto Fonseca, ha capito o ha fatto finta di capire in ritardo che laggiù – dentro lo spogliatoio – nessuno lo amava. Quando l’ha capito, si è aggrappato a Conceicao, sempre la rincorsa alla toppa dopo aver creato il buco. Qui non si tratta di un allenatore bravo o meno bravo, si tratta solo di non sbagliare la prima mossa perché sei un club ambizioso e devi prendere i migliori. Per espiare la colpa dovrebbero chiudere Casa Milan per due settimane, rifugiarsi nel silenzio, evitare di rispondere al telefono, fare un mea colpa lungo fino a Varese o Cinisello Balsamo. Senza quell’errore grave, oggi gli amici rossoneri sarebbero stati abbondantemente in corsa per lo scudetto, forse guardando tutti dall’alto e con margini di manovra per accelerare nelle prossime settimane seminando la concorrenza. Senza quell’errore grave, nessun avrebbe approfondito per Emerson Royal più Pavlovic (totale 35 milioni) perché Conte ti indirizza anche sul mercato, ti indica McTominay e non pincopalla. Rispondendo agli ignari su Lukaku: “Ancora lui, Antonio?”. Sì, ancora lui: gol e assist, condizione in crescita. Magari ce l’avesse il Milan un centravanti così, lo insegue invano da una vita scialacquando soldi a destra e a manca.
Quanto al Napoli, c’è poco da dire o da aggiungere: il Maschio Angioino è lui, dà il buongiorno e la buonanotte. La sua presenza può fare la fortuna di chi ha il privilegio di stargli accanto: Giovanni Manna può vincere uno scudetto, senza Conte in panchina forse avrebbe fatto un sogno del genere la notte e si sarebbe svegliato tutto sudato. Con Conte allenatore posso fare il direttore sportivo io, lo puoi fare tu, lo può fare chiunque. Lui sceglie, detta legge, indirizza, coinvolge, chiede e anche pretende ma non intende essere preso in giro. Le parole dopo il blitz di Bergamo sono state un manifesto e un messaggio ai suoi amici, anche a quelli che fanno il mercato. Della serie: se mi prendi un ragazzo inutile o un due di briscola, meglio che non prendi nessuno. Ha già chiesto e ha fatto un solo cognome: Garnacho. Fossi in De Laurentiis, farei di tutto per accontentarlo: gli umori del Maschio Angioino sono fondamentali.
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