Gennaio è il mese del mal di pancia, di sicuro lo sapete da anni. Mal di pancia quando sta per partire la sessione invernale di calciomercato: chi non ce l’aveva, accusa gravi sintomi; chi ce l’aveva già, sostiene che non esistono grandi margini perché il dolore passi. Kvicha Kvaratskhelia aveva deciso la scorsa estate di lasciare il Napoli e di accettare la proposta del Paris Saint-Germain, sei mesi dopo ha confermato e adesso stanno per consegnargli la nuova maglia. Conte ci sarà rimasto male, è stata molto bella e profonda la conferenza stampa dello scorso weekend, ma alla fine qualsiasi allenatore molla quando capisce che uno dei suoi prediletti non ha più voglia di restare sotto lo stesso tetto. Kvara a Parigi è questione di ore. Davide Frattesi ha lo stesso mal di pancia del georgiano, ma non è scontato che venga accontentato: la richiesta dell’Inter è base 45 più 5 di bonus, può scendere di 5 ma servono quei soldi, mi sembra complicato che possa nascere qualcosa con il Napoli, sarebbe meno complicato se la Roma si materializzasse con la cifra giusta. E l’Inter poi? Non si può pensare che il 26 o 27 gennaio ci sarà ancora tempo, anche perché poi i nerazzurri – che vorrebbero restare così – dovrebbero andare su un sostituto e tra i nomi che piacciono di più c’è quello di Samuele Ricci come raccontato da Gianluigi Longari in tempi non sospetti. Il mal di pancia di Dusan Vlahovic è destinato a durare fino a giugno, tranne clamorose sorprese oggi non ipotizzabili, quando il matrimonio con la Juventus diventerà probabilmente un divorzio della serie “Ci eravamo un po’ amati, ma non troppo”.
Giovanni Di Lorenzo era stato riempito di critiche soltanto perché per un momento – la scorsa estate – aveva messo in discussione il suo futuro a Napoli. In un mondo social, dove si giudica qualsiasi comportamento altrui senza porsi una domanda, era stato bollato come il traditore di turno, il mercenario e avanti così. Lui semplicemente da capitano aveva avvertito il peso di una stagione orribile, non certo per colpa sua ma di alcune (troppe) scelte scellerate del club. I fischi lo avevano ferito perché stiamo parlando di un ragazzo sensibile, non solo di un eccellente professionista e di un ottimo interprete del ruolo. Tra l’altro il non brillante Europeo, come se fosse stato lui l’unico responsabile del flop, lo aveva mandato ulteriormente dentro il frullatore dei pensieri. La Juve gli aveva offerto il cielo e la luna, pronta a chiudere l’operazione, ad aumentare l’ingaggio e a mettersi dinanzi a un tavolo per trovare l’accordo con il Napoli. Il resto lo conosciamo: è sceso in campo Antonio Conte e lo ha blindato, mettendosi di traverso dinanzi a qualsiasi ipotesi di cessione. Lo aveva fatto anche con Kvaratskhelia ma strada facendo ha trovato un muro: il georgiano aveva ormai deciso di lasciare e l’autocritica di Conte negli ultimi giorni è stato un spot di sincerità, alla larga da distribuzione di colpe a destra e a manca. Quando ti opponi alla cessione di un calciatore importante come Giovanni Di Lorenzo, ritenuto indispensabile per il progetto, poi devi sperare che il diretto interessato memorizzi bene e riparta con la stessa qualità di prima. Esattamente ciò che ha fatto Di Lorenzo tornato concreto, prolifico e riferimento assoluto. La giusta risposta a chi viveva di parole, di giudizi e di insulti, non sapendo che nel calcio – come nella vita – contano solo i fatti.