Kvara se ne va. Juve, ora o mai più

Kvara se ne va. Direzione PSG e senza più alcuna riserva: lo ha detto Conte in conferenza stampa e il tecnico del Napoli non ha nascosto la sua delusione. Il calciatore da tempo sembrava con la testa da altre parti e il prolungamento del contratto non era tra le sue priorità. La situazione somiglia abbastanza a quella di Vlahovic alla Juve: qui la trama deve ancora entrare nel vivo ma l’inizio della storia sembra avere affinità con quella del georgiano. E con quella vissuta da Chiesa l’estate scorsa, quando ha fatto le valigie a un anno dalla scadenza per volare in Premier League: sponda Liverpool. Sulla stessa scia Pellegrini alla Roma: il derby ha lo riavvicinato ma non cementificato di nuovo in giallorosso.
Il mercato di gennaio deve ancora entrare nel vivo. Della sua complessità ne ha parlato Giuntoli senza nascondersi, poco cambia se le esigenze negli organici siano poche o tante: la verità è che può decidere di fare mercato chi vende, e in questo senso il Napoli sembra poter avere a questo punto una marcia in più delle altre in attesa dei saldi. La Juve in realtà dovrà fare in fretta, tant’è che resta in attesa che il Barcellona faccia ritorno in Europa (dopo la finale di Coppa di Spagna col Real) per concretizzare l’arrivo di Araujo: il primo colpo che non metterà a posto tutto ma concede già una prima indicazione, quella che la Juve è alla ricerca di calciatori con una grande personalità. La necessità è evidente.
Thiago Motta nicchia sulla questione capitano perché evidentemente non vuole esporsi troppo. La presenza di Danilo gli ha permesso di gestire la fascia come faceva a Bologna, dove l’effetto itinerante premiava il più meritevole del periodo. Ora però è chiamato a far chiarezza e probabilmente non solo lui, dal momento che il titolare della fascia in bianconero ha storicamente rappresentato i valori del club e della sua storia, al di là dei risultati di un singolo periodo. La fascia finora è passata dal braccio di Gatti, Bremer, Cambiaso e dunque Koopmeiners al derby in assenza di Locatelli. Quest’ultimo per adesso è il designato ma nessuno garantisce che le cose non cambieranno ancora, per un metodo caro all’allenatore ma assolutamente nuovo al club.
Che la Juve sia in costruzione è ben evidente anche da questi dettagli, che però sarebbero da sistemare in favore di un’identità più definita. Non basta più che la squadra resti in equilibrio mostrando qualche piccolo segnale di crescita: aver raccolto 12 pareggi in 27 partite, pur avendone perso solo due, restituisce un vestito stretto per le ambizioni del club. Il rischio però è che ci si nasconda ora dietro alla figura dell’allenatore, errore che la Juve fece già ai tempi ai Pirlo (in una stagione con molte similitudini a questa). Il tecnico ha delle responsabilità ben evidenti ma tutti gli altri protagonisti della scena pure: da Giuntoli, chiamato a superarsi in questo mercato di riparazione, ai giocatori tutti, ancora una volta contestati dai tifosi a fine di uno dei derby più brutto dell’ultimo decennio. Ora la Juve tutta è chiamata a rispondere da Juve, in ogni sua componente. Ora, o mai più.
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