Sono passati poco più di sei mesi da quando Antonio Conte, in conferenza stampa, metteva la parola fine alle voci di un addio al Napoli di Kvicha Kvaratskhelia. Un addio “sventato” dalla, forse avventata, decisione della società partenopea di dire no anche di fronte ad un’offerta da 120 milioni come quella presentata in estate dal Paris Saint-Germain.
Sei mesi dopo queste certezze sono crollate. Nella testa di Antonio Conte, forse, Kvaratskhelia non è più così centrale nel suo Napoli. Il PSG non demorde e, ormai, non sembrano esserci più margini nemmeno per il rinnovo del georgiano, dopo gli ultimi dialoghi conclusi con un nulla di fatto. E dunque il Napoli ha scelto di aprire alla cessione
Il rinnovo e Neres: i fattori dietro questa scelta
All’ombra di questa scelta ci sarebbero diversi fattori. Il primo è il già citato rinnovo. La scadenza del contratto di Kvaratskhelia è ancora piuttosto lontano: 30 giugno 2027. Ci sono ancora due stagioni e mezzo da qui alla fine dell’accordo, ma il rischio di avvicinarsi a quella data e deprezzare il calciatore è ogni giorno più concreto. Conte e società, poi, dopo l’ultimo infortunio di Kvara si sentono tranquilli nell’affidare il ruolo di esterno del 4-3-3 a Neres. Ecco perché di fronte alle giuste condizioni, quelle che il PSG probabilmente sarebbe in grado di mettere a disposizione, l’affare potrebbe farsi già nelle prossime ore.
Napoli, Kvaratskhelia in “sconto”?
La prima parte della stagione di Kvicha comunque non è stata scintillante. A Napoli sicuramente sono abituati a vedere un Kvaratskhelia ben migliore di quello di questa prima parte di stagione. Ragion per cui, oggi, gli azzurri non possono chiedere le stesse cifre estive e non possono permettersi di rifiutare offerte come quella da 120 già citata. Il prezzo è diminuito. Circa il 30% rispetto ai 120 milioni rifiutati. 80 milioni la cifra giusta? Si parte da quella richiesta, appunto, circa il 30% in meno dell’offerta estiva. Un’evoluzione che si può ascrivere alla lista degli errori del Napoli negli ultimi anni, ma che comunque garantirebbe ai partenopei una cifra ingente da reinvestire su più ruoli.