Calcio

Juve, quattro carte. La Dea sogna un 2003 di gran classe. Taranto, i disastri di Giove

C’è un gioiello che splende nella vetrina dell’Olympique Lione: si chiama Rayan Cherki, un classe 2003 che farebbe la felicità dei club che respirano calcio e hanno voglia di classe e fantasia. L’Atalanta ci sta provando da settimane, sarebbe quella classica situazione che anticipi a gennaio per bruciare la concorrenza e portarti avanti con il lavoro. Inutile aggiungere che sarebbe un colpo da maestro, anzi un colpo per mastro Gasp, ma bisogna avere prudenza. Anche perché l’Atalanta sa che in estate potrebbe salutare qualche big (occhio a Ederson, corteggiato dal Manchester United) e non sarebbe male avere il sostituto in tasca. Cherki, sondato tempo fa dalla Lazio, era stato vicino al Paris Saint-Germain che poi ha cambiato idea. E nelle ultime ore il Liverpool ha sondato, ma in quel ruolo c’è copertura assoluta, lo stesso Chiesa sta trascorrendo tristemente i suoi giorni in panchina. Vedremo se la Dea andrà fino in fondo, di sicuro già il tentativo è la sintesi di idee chiare della serie “proviamo sempre a giocare di anticipo”.

Dicono: il mercato di gennaio è un disastro perché ci sono pochi soldi e senza soldi non si cantano messe. L’impressione è che stavolta qualcuno possa e debba sforzarsi per migliorare il panorama in modo da prepararsi a un girone di ritorno di livello. La Juventus gioca su quattro tavoli (Hancko-Araujo-Zirkzee-Kolo Muani) senza escludere new entry, servono due difensori e almeno un attaccante se la pratica Vlahovic verrà rinviare a giugno. Il Napoli è in attesa per Danilo con la necessità di non svenarsi, tra le altre cose Antonio Conte è riuscito a rivitalizzare Juan Jesus. A proposito: piace Payero per il centrocampo. L’Inter sta bene così. Il Milan dipende dalle uscite. La Fiorentina aspetta Folorunsho e Pablo Marí, trame avviate da tempo. La Lazio è alle prese con la telenovela Fazzini che sperava di essere biancoceleste già la scorsa settimana prima che qualcosa si inceppasse. La Roma metterà un paio di mattoncini, dopo aver respirato a pieni polmoni nel derby e memorizzato la rinascita di Pellegrini. Il Cagliari aveva bloccato da Caprile da tempo, il Como è sempre più spagnoleggiante, il Torino è all’interno della solita stagione mediocre ma con un Beto in più sarebbe almeno più decente. Insomma, non avremo da annoiarci. In bocca al lupo a quelle di B che hanno il blasone (Palermo docet) ma che hanno costruito un’intera stagione su un castello di sabbia, congedandosi da direttori non all’altezza (De Sanctis), ulteriore conferma dell’improvvisazione.

Quello che succede in Serie C mette tristezza. Non c’è anno con una classifica senza asterisco, eterna storia di un meno, qualche meno, tanti meno. La vicenda del Taranto è allucinante perché tutti sapevano cosa avrebbe fatto Giove (a proposito: complimenti vivissimi) eppure ha iscritto la squadra. In pratica, il campionato è già falsato e chi sostiene il contrario vive su un altro mondo. Avete poi memorizzato il balletto sulla nuova proprietà, comunicati su comunicati, fiumi di parole, pentimenti, retromarce, conversioni e inversioni. La morale è che il Taranto è ultimo staccato, perde tutte le partite, non aveva un passato un presente e neanche un futuro. Ci vuole pazienza per accettare i disastri di Giove. A me piace un campionato normale, con una classifica senza asterischi, con un controllo retrodatato e puntuale senza forzature da pagare a caro prezzo. Ma in un Paese con Gravina presidente FIGC malgrado i disastri, mica si può pensare a isole felici. Non fatevi ingannare dalle recensioni di parte degli amici e degli amici degli amici, loro pensano che il lettore e l’ascoltatore siano stupidi in eterno.

Alfredo Pedullà

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