Ancora ebbro di gioia per la clamorosa vittoria in rimonta ottenuta in Supercoppa contro l’Inter, il Milan si gode una svolta tecnica e mentale che porta a firma chiara ed evidente di Sergio Conceicao. Impressionante il cambio di marcia a livello di motivazioni, fame e cattiveria che il lusitano è stato in grado di imprimere ad uno spogliatoio oggettivamente lontano anni luce da quello spaesato e fragile che caratterizzava la gestione tecnica precedente. Meno ricerca ossessiva del bello fine a sé stesso, e più pragmatica rabbia sportiva in grado di tramutarsi in propellente per compiere imprese come quelle che hanno caratterizzato la notte saudita.
In sospeso tra il rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere prendendo la stessa decisione con qualche mese di anticipo, e la consapevolezza di avere ancora tutto il tempo per risollevare una stagione che ha già portato in dote un trofeo, il management rossonero non dovrà avere paura di proseguire con le scelte di discontinuità che avevano già caratterizzato le prime valutazioni collegate alla svolta materializzatasi dopo il ribaltone che ha determinato il cambio in panchina.
Ed allora, anche seguendo l’ispirazione del nuovo tecnico, confermiamo quanto anticipato nel nostro scorso appuntamento in relazione a Tomori. Il centrale difensivo è tornato ad avere un ruolo da protagonista, e non è più un calciatore in uscita come sarebbe invece stato con Fonseca in panchina.
Saranno le gocce di sudore sul campo di allenamento ed alla domenica a determinare le scelte in merito a chi potrebbe lasciare Milanello pur essendoci sbarcato da tempi relativamente brevi. Dunque attenzione alla posizione di Okafor e di Chukwueze, ma anche a quella di Loftus Cheek, a patto che i club potenzialmente interessati si materializzino con proposte ritenute all’altezza del valore che i rossoneri attribuiscono al loro cartellino.
In entrata non si pongono limiti alla provvidenza, come nel caso di Rashford, anche se va sottolineato che il Manchester United dovrebbe partecipare all’ingaggio monstre del suo attaccante con un contribuito superiore alla metà dello stesso, e va tenuta presente la concorrenza di club disposti ad investire cifre anche ingenti per assicurarselo, Arsenal compreso.
Per la linea mediana, il profilo di Bondo del Monza è sul taccuino di Moncada dai tempi in cui il classe 2003 muoveva i primi passi al Nancy, mentre per giugno ribadiamo come Ricci rappresenti una priorità assoluta per la cabina di regia anche al netto della concorrenza di diversi altri top club come i cugini dell’Inter.
Proprio i nerazzurri rappresentano l’altra faccia della medaglia post Supercoppa. Non tanto in relazione alle dinamiche tattiche di campo, saldamente nelle mani di Simone Inzaghi che ha già mostrato di essere decisamente superiore alle critiche a orologeria che gli vengono mosse non appena un risultato non viene conseguito come lui stesso ha abituato a fare. Piuttosto le valutazioni potrebbero appartenere alla sessione di riparazione: se è vero che l’orientamento è quello di non toccare i meccanismi di una rosa e di uno spogliatoio ritenuti altamente competitivi su ogni fronte, lo è altrettanto che l’emergenza reiterata nel reparto difensivo inizia a creare qualche preoccupazione. Acerbi e Pavard sono fuori causa da tempo, e soprattutto l’assenza costante del centrale italiano potrebbe suggerire al management interista di esplorare la possibilità di un investimento futuribile per il ruolo già a a gennaio, puntando di seguito sul prolungamento automatico di De Vrij (peraltro anch’egli infortunato). Ed allora se da una parte è vero che la pacatezza e l’aziendalismo (in senso buono) di Inzaghi rappresentano l’essenza stessa del suo modo di essere, dall’altro è consigliabile anche per lo stesso tecnico fare presente in maniera incisiva che i privilegi dell’immobilismo potrebbero essere messi a repentaglio dall’affrontare la fase decisiva della stagione con un reparto in emergenza costante.
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