Motori

Dubbio atroce: pioggia di soldi pubblici sulle ibride plug-in, ma il conto lo paghiamo sempre noi?

Le plug-in hybrid faticano terribilmente ad affermarsi sul mercato italiano. Svelati nel dettaglio i fondi residui

Partiamo col dire che le auto plug-in hybrid sono vetture dotate di una doppia alimentazione, elettrica e termica, con una batteria che può essere ricaricata esternamente, attraverso una presa di corrente elettrica tradizionale o una colonnina.

Proprio per questo, i veicoli vengono definiti PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle), per l’appunto, veicoli elettrici ibridi alla spina. Come già anticipato, questo tipo di vetture prevedono un motore termico (solitamente a benzina) e un motore elettrico, entrambi ad alimentazione indipendente.

Con questo tipo di auto è possibile percorrere 50/60 chilometri a zero emissioni, il che le rende adatte alla mobilità in città, usualmente caratterizzata da velocità molto ridotte, ma che richiede continue accelerazioni e frenate.

L’andamento del mercato e gli incentivi disponibili

Sono ancora molti i fondi disponibili nella fascia 21-60 g/km di emissioni di CO2, categoria di appartenenza delle vetture ibride plug-in. Stando ai dati del 1° dicembre 2024, sono ancora a disposizione oltre 76,8 dei 125,7 milioni di euro stanziati per questa fascia di emissioni. Si tratta di un dato che ha fatto storcere il naso a molti, considerando che, invece, gli oltre 200 milioni stanziati per le elettriche sono andati esauriti nel giro di qualche ora e che i 276,7 milioni per full o mild hybrid, GPL ed endotermiche, terminati in un periodo di tempo inferiore a 5 mesi.

I dati dell’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri relativi alle immatricolazioni del mese di ottobre, restituiscono un senso alle cifre sopracitate, evidenziando quanto i veicoli plug-in hybrid stiano facendo fatica ad inserirsi nel mercato nostrano. Per fare un paragone, dall’inizio 2024 fino ad ottobre, in Italia sono state immatricolate 53.493 vetture elettriche, mentre sono soltanto 45.070 le plug-in immatricolate nell’anno 2024 fino a ottobre. Si tratta di informazioni che ci aiutano a comprendere come ne le elettriche ne le plug in, non rappresentino una grande fetta nel mercato circolante.

Vettura plug-in hybrid (Opel.it foto) – www.sportitalia.it

Perché queste vetture attirano così poco pubblico?

Esistono varie possibili motivazioni e, di certo, numerose interpretazioni attraverso le quali si è provato a dare una spiegazione a questo fenomeno. Innanzitutto bisogna aprire una parentesi sul prezzo, perché lo stesso modello d’auto, rispetto alle full o alle mild, ha un prezzo sempre maggiore se monta una motorizzazione plug-in hybrid. C’è un discorso da fare anche per quanto concerne la praticità, poiché per poter usufruire dell’autonomia in elettrico delle plug-in, c’è bisogno di caricare il veicolo ed è necessario fare i conti con le possibili difficolta del caso, su tutte le tempistiche di ricarica, spesso giudicate troppo elevate.

Un altro elemento che può essere inserito tra i punti a sfavore, è lo spazio, considerato non troppo capiente, specie nel bagagliaio. Sono state riscontrate delle criticità anche per quanto riguarda i consumi; il risparmio di carburante, specie nella guida urbana, è assicurato, ma per ottenere risultati notevoli è necessario adottare una metodicità nella ricarica, che dovrebbe essere effettuata a cadenza quotidiana e questo, per svariate ragioni, non sempre è possibile.

Flavio Forlini

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