E’ stato un raro capolavoro di disastro comunicativo il dicembre di Gerry Cardinale, l’uomo che voleva portare l’America al Milan e finora dal punto di vista dell’immagine ha portato Milanello in una atmosfera tipo Wall Street nel 1929. Ogni volta che inizia un discorso con “non vogliamo cambiare la tradizione del Milan”, i milanisti già si disperano perché si attendono la vaccata. E così l’uomo che ha cacciato Maldini perché non rispondente alle politiche della proprietà; che in maniera sprezzante ha fatto capire in lungo e largo che lo stadio se lo sarebbe fatto da solo da qualche altra parte e che è finito a condividere San Siro in versione nuova; l’uomo che fu capace persino pure di fare saltare il pranzo Uefa con la proprietà dell’Inter per i cattivi rapporti, in violazione di uno storica eleganza di buon vicinato; l’uomo che addirittura è riuscito a farsi prendere a parole dai suoi tifosi per la maniera grossolana in cui è stata organizzata la festa dei 125 anni – e se un manager americano dell’entertainment non sa organizzare una festa adatta al mondo in cui la mette in scena, allora possiamo proprio chiudere tutto; l’uomo che a causa dei prezzi esosi è riuscito a portare poco più di 50mila a San Siro per Milan-Liverpool; e sempre lo stesso uomo che poi ha fatto imbestialire i suoi tifosi perché la somma per i biglietti delle partite in casa di Champions del Milan era inferiore meno al pacchetto totale scontato; insomma il recordman di queste uscite del quale lasciamo a voi la definizione che la raccolga, è riuscito a coronare il tutto con il ruzzolone postdatato all’Harvard School dove ha schermato gli insuccessi e il mercato insipido del Milan dietro la bancarotta post trionfo dell’Inter.
Tralasciando la puerile coda del “non doveva essere rivelato”, quasi a minacciare causa per violazione di diritto d’autore (ma chi le pensa certe minchiate? Ma non si rendono conto che ammantano di ridicolo il Milan?), ma gli sfondoni più clamorosi di Cardinale sono:
a) dimenticare che Elliott, e di conseguenza RedBird, riesca a pulire di debiti il Milan perché riceva a prezzo di saldo il Milan grazie all’insolvenza del cinese random, Yonghong Li;
b) che lui stesso ha un accordo simile attraverso il vendor loan di Elliott, e sicuramente lo onorerà, ma qualora non lo facesse pagherà lui non il Milan;
c) che Zhang ha contratto un debito impossibile da estinguere se non con la perdita della proprietà, semplicemente per la sopraggiunta mpossibilità di far uscire capitale dalla Cina dopo il covid, perché vietato dalle nuove politiche del governo centrale, e non certo perché avesse speso troppo o si fosse speso soldi che non aveva;
d) che come ben sa Cardinale, si trattava di quella che era ed è una multinazionale, non certo un cinese occasionale;
e) che in tutto questo, era l’ex proprietario, e non l’Inter.
Tutte cose francamente lampanti, ed è impossibile che un manager come Cardinale le ignori.
E siccome è impossibile, e siccome non è la prima volta che dice una cosa per un’altra per dipingere la realtà in una certa maniera, allora la domanda senza risposta su Cardinale nasce spontanea: a che gioco sta facendo?
Ovvero, che messaggio trasmette un proprietario che ha bisogno di questi escamotage narrativi?
E in definitiva, oggettivamente, cosa può fare Cardinale di buono per il Milan? Perché finora, in questi 2 anni, è stato un disastro sotto quasi ogni profilo.
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