In esclusiva a Sportitalia è intervenuto Carlo Nicolini, che dal 2004 al 2016 e poi dal 2020 al 2024 ha lavorato allo Shakhtar Donetsk, autentico scopritore di tanti talenti passati per le sue mani. In Ucraina infatti ha iniziato come preparatore atletico per poi divenire direttore sportivo al fianco di Dario Srna fino a pochi mesi fa ed in passato ha ricoperto diversi ruoli fra Nazionale turca, Galatasaray, Besiktas e Zenit di San Pietroburgo. Un curriculum che parla da sé dunque per Nicolini, che attualmente sta valutando le proposte che gli sono giunte sulla scrivania prima di ripartire.
Intanto l’attenzione verso il campo rimane prioritaria, a partire dal campionato Italiano: “L’Inter è la più forte” – esordisce lui sulla lotta Scudetto in Serie A – “, ha la rosa più completa, ha una certa consapevolezza della propria forza vista l’età della squadra e perché ha inserito elementi validi. L’Atalanta perché gioca un calcio bello, propositivo, aggressivo ed una rosa fortissima. Oltretutto è spinta un po’ da tutti quelli che non tifano le altre due squadre. Il Napoli perché non avendo le coppe ed avendo un motivatore come Conte se la gioca”.
Juventus e Milan possono rientrare nel discorso?
“Pensavo e speravo che Juventus e Milan fossero un pochino più attaccate al treno-scudetto, che fossero un pochino più competitive. Invece hanno evidenziato grossi problemi, diversi tra di loro, che fanno sì che abbiano entrambe un po’ di ritardo. Quindi le tre citate prima sono le candidate per lo Scudetto”.
Parlava dei problemi della Juventus: la strada scelta con Thiago Motta è quella giusta?
“Secondo me sì. La Juventus ha fatto una rivoluzione, anche costosa se vogliamo, ma quando porti così tanti cambiamenti ci vogliono anche dei tempi più lunghi. Poi ci sono stati parecchi infortuni e lì devono fare magari una valutazione per vedere se cosa dipende da loro e cosa invece solo dalla sfortuna. Mettiamoci che i nuovi hanno tentennato e che stiano ritardando il giusto inserimento. Secondo me la strada è quella giusta”.
Mi dice 3 cose che le stanno piacendo del nuovo ciclo bianconero?
“Stanno seminando mettendo le giuste basi per i prossimi anni. Chiaro che nel calcio serve vincere subito, ma vedo delle basi molto positive. Poi il fatto che questa squadra difficilmente perda. Ed infine il lancio di tanti giovani”.
Lei ha avuto Calhanoglu nella Nazionale della Turchia. Si sarebbe immaginato che sarebbe esploso davanti alla difesa, toccando i livelli di oggi?
“Sicuramente. Lui nasce come 10, noi nel 2017 eravamo stati chiamati per ringiovanire la rosa della Turchia, che era forte ma che aveva bisogno di rinnovamento. Subito avevamo evidenziato in Calhanoglu uno dei punti di riferimenti della squadra. All’epoca giocava più avanti, ma anche avevamo capito che poteva fare benissimo pure come regista, tanto che in qualche occasione lo avevamo provato lì. Avendolo visto nel quotidiano nei vari ritiri avevo capito che fosse un giocatore importante, con qualità tecniche e fisiche da giocatore moderno. Mi aspettavo che esplodesse”.
Quello di David Neres può essere il primo acquisto di gennaio?
“Per me Neres è fortissimo, tant’è che l’avevamo preso noi allo Shakhtar nella sezione di mercato invernale del 2022 per rinforzare la nostra la nostra squadra. Pensavamo che con lui avremmo fatto uno step ulteriore di crescita per impostare la squadra del futuro. Purtroppo poi successe quello che è successo, non ne abbiamo la controprova. Però lui è fortissimo. Capisco che Conte arrivando da una situazione disastrosa come quella dell’anno scorso doveva partire comunque da delle certezze e quindi andare su Kvara e Politano che davano garanzie, però sul fatto che avrebbe dimostrato le sue enormi qualità non avevo alcun dubbio. E’ un giocatore fantastico con una tecnica incredibile ed una mentalità europea, pur non oscurando il suo estro brasiliano. Una squadra che vuole lottare per vincere deve avere più di un titolare in ruoli chiave”.
Non aveva dubbi neanche su Dovbyk?
“Lo sapete che a me lui piace e che lo consigliavo alle italiane dai tempi dell’Ucraina. L’Italia poi arriva dopo e lo paga tanto, con annesse aspettative che crescono. Forse non ha ancora dimostrato quello che è il suo vero potenziale, però è un giocatore importante, una punta con delle caratteristiche uniche, non ce ne sono molti come lui in giro. Parlo della fisicità, del colpo di testa, ma anche del modo con cui sa fare sponda, l’attacco alla profondità. Non è il salvatore della patria, ma in un contesto che gira rimane una punta di livello”.
Sul mercato di gennaio?
“Mi aspetto qualcosa da tutte che per un motivo o per l’altro hanno bisogno di qualche ritocco. Forse solo l’Inter mi sembra già a posto così e può fare a meno di andare sul mercato. L’Atalanta per essere ancora più competitiva, il Napoli ha bisogno di un difensore almeno, Milan e Juve devono fare anche qualche inserimento importante secondo me, non soltanto ritoccando”.
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