Partiamo dal presupposto che un top club debba blindare i suoi giocatori più importanti. Per quanto possibile. Se si parla di uno dei migliori interpreti del Mondo nel ruolo che ricopre, a maggior ragione. Il Milan ha Theo Hernandez, e stando a quanto dichiarato dall’agente dell’esterno mancino, la sua volontà sarebbe anche quella di restare in rossonero. Ed allora perchè la tanto agognata fumata bianca non è ancora arrivata?
Alla larga da ogni genere di sensazionalismo, viene però da riflettere su quanto effettivamente il club rossonero voglia impegnarsi in un progetto economico oneroso come un rinnovo pluriennale a cifre da top player (quale Theo è, va ribadito), e quanto invece sia disposto a prendere in considerazione ipotesi differenti. E soprattutto quali siano i motivi alla base delle riflessioni della società.
Del resto siamo praticamente all’interno della sessione di mercato di gennaio, ed affacciarsi all’ultimo slot prima di quello estivo che porterebbe un calciatore di questo valore in scadenza, risuona quasi alla stregua di un richiamo per i (tanti) top club che sarebbero pronti ad accontentare le richieste del diretto interessato senza farsi troppi problemi.
Un’interpretazione maliziosa ma quantomeno lecita, se si prende in considerazione un contesto tattico che vede un giocatore solitamente indispensabile escluso per scelta tecnica in più di una circostanza. E soprattutto un panorama generale che ha visto Theo, volente o nolente, protagonista costante di tutte le vicissitudini gestionali che hanno scandito i primi mesi di questa nuova stagione.
Dal cooling break dell’Olimpico contro la Lazio, passando per la polemica del Franchi per quel rigore “usurpato” a Pulisic, sino ad arrivare alle chiacchiere extra campo delle ultime settimane (smentite seccamente dal diretto interessato, per dovere di cronaca), per poi arrivare alle scelte di Fonseca conseguenti alla clamorosa conferenza stampa post Milan-Stella Rossa.
Una concatenazione di “non eventi” che probabilmente hanno aperto la strada a riflessioni sul fronte dell’opinione pubblica (vedi la recente contestazione che non lo ha affatto risparmiato) e soprattutto sul fronte societario. Pensieri che potrebbero effettivamente rappresentare l’unico motivo plausibile per non avere ancora accontentato un giocatore che può essere il più forte nel suo ruolo, ma che da troppo tempo non lo dimostra con la maglia rossonera indosso.
I dialoghi tra le parti sono destinati in ogni caso a proseguire, ma i tempi iniziano a diventare decisamente ristretti.
Esattamente come per Fonseca, che al di là delle conferme velate o esplicite, deve fare punti. E Verona ha una rilevanza che somiglia a una gara da dentro o fuori. In tutte le circostanze analoghe a questa, il portoghese ha saputo trovare il modo di emergere dall’apnea, ma la ciclicità dello scenario non lascia spazio all’ottimismo totale palesato dal portoghese in conferenza stampa.
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