Peggio del Milan solo la Roma. Non è un coro da stadio, ma è la realtà (triste) di due squadre che hanno in comune una proprietà americana al comando e tanta confusione. In casa Milan il giorno della festa si è trasformato nel giorno della contestazione e non poteva essere altrimenti. Nel mirino squadra e società, con i dirigenti che nella serata di gala hanno scelto di entrare da un ingresso secondario per evitare il contatto con i tifosi. Il problema è che la società rossonera sembra abbia perso il contatto con la realtà. Ibra e Furlani ci sono, ma non parlano e se parlano non si capisce da che parte stanno. Cardinale arriva per poi tornare nell’ombra. E’ come se all’interno del Diavolo regnasse l’anarchia e per un club che ha festeggiato i suoi 125 anni di storia e vinto praticamente tutto non è ammissibile. I tifosi non ci cascano, anzi giustamente si ribellano. E altrettanto giustamente lasciano fuori per il momento Fonseca. Si ribellano a quei giocatori che, tra atteggiamenti e uso dei social, continuano ad autogestirsi. Si ribellano a quei giocatori che dovrebbero essere un esempio. Fonseca ci ha provato ad indicare la via con parole, idee, regole e scelte, ma sembra un marinaio senza barca. Qualche volta ha sbagliato pure lui, ma è il meno colpevole. La rotta l’hanno persa soprattutto i presunti leader. Sì, ancora loro. Prendete Leao. Fascia al braccio, ma anche solite braccia larghe quando le cose non vanno bene e quell’espressione un po’ così. Qual è il vero Rafa? Quello delle parole quasi al miele per Fonseca nel post partita o quello della storia su instagram per Theo con annessi cuore e clessidra? Già la clessidra, simbolo del tempo che sta per scadere, e che qualcosa succederà. Cosa avrà mai voluto dire? E’ un riferimento al futuro di Fonseca? Oppure al rinnovo di Theo, il grande escluso di Fonseca contro il Genoa? In un momento così delicato i social non andrebbero toccati, anzi andrebbero vietati, perchè poi è normale che si alimentino dubbi nei tifosi. Ecco allora che sul red carpet dei 125 anni anche Leao, il migliore del Milan nell’ultimo mese, è stato preso di mira dai suoi tifosi. La normalità nell’anormalità. La divisione tra buoni e cattivi. Il caos dal quale stavolta sembra si faccia fatica ad uscire. Che poi è la sensazione che hanno anche a Roma nonostante Ranieri. Perchè Ranieri, che poi entrerà in società, non è la società. Inutile parlare adesso di una rivoluzione che i Friedkin avrebbero in mente già a gennaio. La Roma continua a non avere un Ceo. E la rivoluzione andava fatta prima di tutti gli errori commessi in estate tra acquisti sballati e giocatori che andavano ceduti. Le priorità a gennaio sono diventate troppe, quella che nessuno si aspettava riguarda il centravanti, perchè in questo momento il problema della Roma si chiama anche Artem Dovbyk.
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