Carlo Alberto Belloni, agente del portiere della Juventus, Michele Di Gregorio, è intervenuto in esclusiva a Sportitalia per parlare dell’ottimo inizio di stagione del suo assistito, che è stato fra i protagonisti anche nell’ultimo match vinto dai bianconeri in Champions League con due parate importanti su un giocatore come Haaland.
Nel 2022 faceva le sue ultime parate in Serie B, l’altroieri ha fermato Haaland. Come è stato possibile?
“Lavorando tutti i giorni ed alzando l’asticella degli obiettivi da porsi. Giocare in Champions League è un grande piacere per lui ed è un altro passo in avanti nella carriera che sta facendo”.
Qualche anno fa ci parlava del suo programma, step by step. A che punto è?
“Non è tanto una questione di programmi, quanto di una serie di obiettivi che ci si era predisposti di raggiungere. E una volta arrivati in un club come la Juve l’obiettivo è di vincere e di dare un supporto importante ai compagni con le sue prestazioni. Michele fa parte di un progetto di crescita vincente, come dimostra una partita importante come quella contro il Manchester City. Le sue parate non sono state banali, ha prima difeso lo 0-0 e poi evitato il 2-1”.
9 clean sheet su 15 partite giocate. A volte non arrivano molti tiri in porta, ma lui c’è. La sua forza è questa?
“Sì, è la cosa più difficile da affrontare alzando il livello delle squadre in cui giochi. A Renate magari gli calciavano in porta 30 volte, a Novara 25, a Pordenone 20, a Monza 10, alla Juve di parate effettive può essere che ne deve fare 1-2. Però deve essere pronto, perché alla minima disattenzione la squadra può perdere punti”.
Posto che quando gli hanno tirato tante volte in porta, contro l’Inter, è stato uno dei migliori in campo, nonostante 4 gol presi.
“Sì, contro l’Inter a Milano nonostante il 4-4 ha fatto almeno 2 parate decisive che hanno fatto portare il punto a casa”.
Come si è ambientato a Torino?
“Molto bene, è in una città dove vive tranquillo, passa la maggior parte del suo tempo alla Continassa, si trova molto bene anche con i compagni e con lo staff tecnico. Se c’è da trovare un neo nel suo inizio di stagione è che, volendo vincere tutte le partite, voleva avere qualche punto in più in campionato. Ma la classifica è corta, il percorso è ancora lungo. Partendo dalla grande tenuta difensiva che già c’è, la Juventus svilupperà anche tutto il resto”.
In estate c’erano diversi club su di lui: come mai proprio la Juventus?
“Abbiamo capito che fosse il posto giusto perché entrava a far parte di un progetto che prevede un nuovo ciclo di ricostruzione importante, con l’obiettivo di tornare a vincere puntando forte su di lui. E’ un portiere ancora giovane, ma al contempo esperto e che nello spogliatoio risulta uno dei più ‘anziani’. L’età media è bassa. La Juve poi non ha bisogno di presentazioni, non poteva esserci destinazione migliore”.
Sulle nuove richieste di Thiago Motta: si è subito ambientato nel suo calcio, con il City ha avviato bene palla al piede diverse azioni poi diventate offensive.
“Credo che oggi il ruolo del portiere sia diventato quello più difficile. Oltre a dover essere bravo a non prendere gol, devi esserlo a gestire la palla con i piedi. Anche giocando tanti palloni sai che se te ne scappa uno prendi gol. Tutti vogliono portieri forti fra i pali, forti con i piedi e forti mentalmente. Perché può succedere che per 85’ non prendi un tiro e il primo tiro arriva a fine gara, la concentrazione deve rimanere sempre alta perché devi sempre farti trovare pronto”.
Ad ottobre è arrivata la chiamata in Nazionale. Come l’ha accolta?
“E’ stato un ulteriore riconoscimento del lavoro che sta facendo. Ovvio che per la delicatezza del ruolo in Nazionale prima di lui c’erano tre portieri forti tanto quanto lui e che arrivavano da campionati importanti. L’obiettivo è il Mondiale fra due anni, dunque i prossimi due anni che farà con la Juventus diranno se farà parte di quella spedizione”.
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