Motta e Fonseca, il flop straniero che in Italia non funziona

Il primo che mi contesta “Motta straniero” gli prendo l’albero genealogico e glielo spedisco a casa con la letterina di Babbo Natale. Se nasci e cresci in Brasile e prendi il passaporto italiano per il tuo bisnonno non sei italiano. Semplicemente è un magheggio della FIGC, uno dei tanti, per far diventare italiani pseudo calciatori forti nati all’Estero. Non è questo il punto. Il cuore del problema è che Thiago Motta e Paulo Fonseca, brasiliano e portoghese, non sembrano adatti a grandi club italiani. Fonseca lo sostiene sempre: la serie A è la più complicata. Non equivale a più bella ma ha ragione che qui giocare a calcio è complicato. Gli allenatori sono preparati, le strutture non idonee, gli arbitri scarsi e in malafede. Se per Fonseca il flop era annunciato, per Motta invece siamo di fronte ad una momentanea grande delusione. L’alibi degli infortuni non regge anche perché in alcuni casi gli infortuni sono anche colpa della preparazione sbagliata da un allenatore e dal suo staff troppo acerbi per far ripartire il progetto Juventus. Ormai si arriva troppo facilmente ad allenare le grandi d’Italia. Gli stranieri, lo dice la storia, non funzionano. Ci sono sempre le eccezioni ma la regola è diversa. Chi pensa a Mourinho pensa giustamente al Triplete. Alziamo le mani. Mou, però, poi ha fallito a Roma perché una coppetta e una finale europea non bastano se fallisci sempre i campionati e la zona Champions. Thiago Motta è la delusione, Fonseca è la conferma. Sta di fatto che Juventus e Milan sono quasi fuori definitivamente dalla lotta scudetto e il panettone lo abbiamo aperto solo ieri. Uno scempio la classifica ma peggio ancora il campo. La Juventus non gioca a calcio. Pensa a difendersi e ha questa bruttissima “pareggite acuta” che può funzionare a Venezia e Torino ma non nella Torino bianconera. Ora il fango è stato gettato giustamente su Giuntoli. Se l’allenatore che hai scelto non fa punti e se la squadra non gira è giusto prendersela con il tuo DS. A Napoli se la ridono ma è anche vero che il campionato, già indirizzato, non è ancora finito e nel calcio basta una sterzata per cambiare umore e opinioni. Giudicando la Juve di oggi è uno scempio e una tristezza. Non c’è nulla in campo e in sede di mercato è oggettivo che siano stati commessi degli errori. Al Milan è diverso. La società è assente, non c’è un Direttore alla Giuntoli che può aver sbagliato ma almeno hai nome, cognome e indirizzo di casa. Al Milan questa figura manca proprio. L’allenatore è uno dei problemi. Sicuramente chi si aspettava da Fonseca gioco e punti è rimasto deluso, ma era di chiara lettura sin dall’estate, il fallimento di un allenatore che da noi andrebbe bene per la metà classifica. Brava persona, tecnico con idee ma nulla di più. Lo “sfigato” Pioli è già un rimpianto per i tifosi rossoneri. In serie A bisogna essere concreti ed organizzati. Devi pensare alla difesa e devi fare gol. Il Milan è l’insieme del nulla. I calciatori più forti sono arrivati a fine corsa (nessuno se ne è accorto), quelli arrivati sono quasi tutti mediocri e manca personalità in questo spogliatoio strafottente. Lo scudetto è andato ma ora, soprattutto nel caso del Milan, è tempo di pensare alle cose serie: restare fuori dalla Champions sarebbe un disastro epocale. Ultima cosa, poi vi mollo: il Mondiale per club è morto prima di nascere.

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