L’ex attaccante Sergio Pellissier, bandiera del Chievo ed oggi presidente della rinata società (dopo il fallimento) che punta a tornare presto fra i professionisti, è intervenuto in esclusiva a Sportitalia. I gialloblu, che da quest’anno si chiamano di nuovo “Chievo” (e non più Clivense) con annesso stemma, arrivano da una vittoria, arrivata ieri contro la Castellanzese.
E’ soddisfatto di questo periodo positivo del Chievo, senza sconfitte da 5 partite?
“Indubbiamente adesso va un po’ meglio, se vuoi far bene devi iniziare a portare a casa punti, stiamo diventando più squadra ed il mister sta facendo un bel lavoro ed i ragazzi iniziano a credere di avere qualità. La stessa qualità avevano anche prima, solo che non erano così convinti di averla come ora”.
Quanto la rende orgoglioso lo stemma del Chievo sul petto dei suoi ragazzi?
“Devo dire che è lo stesso di prima, perché già la Clivense era la stessa società di ora, non abbiamo potuto chiamarci Chievo perché purtroppo il presidente di prima ci ha boicottato e questo mi dispiace. Il Chievo non avrebbe mai avuto questo ‘taglio’ di 3 anni se avessimo potuto mettere quel nome. Però riprendere il marchio e poterci chiamare nuovamente così è stata sicuramente una soddisfazione enorme, vincere è sempre bello e l’importante è portare avanti il progetto”.
Il progetto cosa prevede quest’anno come obiettivo?
“Vincere il campionato. Siamo in difficoltà perché siamo distanti dalle prime, che non perdono un colpo. E’ un campionato molto equilibrato, abbiamo perso tante partite e tanti punti a disposizione. Ma il bello del calcio è sognare e mi auguro che continuino ad arrivare i risultati e che continuiamo a crescere. L’obiettivo è tornare fra i professionisti il prima possibile”.
Lei ormai è un veneto acquisito: che ne pensa delle due venete che in A stanno faticando, Venezia e Verona?
“Sono in difficoltà perché è un campionato molto equilibrato questo. Ci sono squadre che non credevi potessero essere lì a lottare per i primi posti e poi 8-9 che lottano per non retrocedere. Alcune sono partite bene, come il Verona che ora è un po’ più in difficoltà. Il Venezia ha fatto delle partite molto positive, però quello che conta non è giocare bene o meritare qualcosa in più, ma è vincere le partite e loro non lo stanno facendo. Non puoi permetterti di sbagliare, ma il campionato è ancora lungo e ora dovranno cercare di fare più punti possibili contro le dirette concorrenti”.
Haj Mohamed ragazzo cresciuto nel Chievo quando c’era ancora lei, ieri ha incantato con un super gol all’esordio da titolare con la maglia del Parma.
“Mi fa piacere soprattutto vedere che ce ne sono tanti di giocatori che da quel Chievo poi sono emersi, cresciuti e che potranno avere una carriera importante. E’ bello, vuol dire che il Chievo ha lasciato qualcosa al calcio professionistico. E mi auguro che possa un giorno nuovamente avere qualche giocatore a quei livelli”.
Kean e Retegui: li vedrebbe bene a giocare assieme in Nazionale?
“Credo di sì. Devi avere la pazienza di farli giocare e di farlo con un modulo adatto a loro. Per come stiamo giocando adesso in Nazionale, non puoi farli giocare insieme, però se dovessi passare a due davanti secondo me sono due giocatori che possono fare sia la prima punta, che la seconda punta. Stanno facendo molto molto bene, hanno grandi qualità e sono in quella fase di esaltazione che aiuta a tirar fuori i valori di ogni singolo giocatore”.
Vlahovic e Lautaro, anche per alcune noie fisiche, quest’anno sono partiti un po’ più a rilento. E ad ogni pausa si parla di crisi di uno o dell’altro, che ne pensa?
“Vi posso assicurare che ai miei tempi gli attaccanti dovevano fare gol tutte le domeniche e appena ne saltavano una o due arrivavano le critiche e si parlava di crisi. Adesso passano mesi. Lautaro, uno degli attaccanti più forti che ci sono al momento in circolazione, è stato per mesi senza far gol, il che è una cosa assurda soprattutto in una grande squadra come l’Inter. Però la qualità di Lautaro e di Vlahovic rimane indiscutibile. Certo che poi quando sei in una grande squadra, ambiziosa, con tanti giocatori a disposizione, se uno non rende viene messo un po’ sotto attacco, perché comunque il loro ruolo è quello di fare gol”.
Un pensiero per Bove?
“E’ un’assurdità che ancora ci siano queste problematiche, mi dispiace per lui e per la sua famiglia. Mi sembra che siano stati fondamentali, fortunatamente per lui, i soccorsi che sono stati abbastanza rapidi e dunque è riuscito a sopravvivere. E’ brutto che ci siano queste cose. Purtroppo questa è la vita, però ne stanno succedendo diverse negli ultimi anni e mi chiedo il perché”.
Traumatico anche per chi, come gli avversari in campo, si trovano a non saper che fare. Le è mai capitato?
“Un giocatore in quei momenti pensa sempre alla sua famiglia, il primo pensiero va a tutte quelle persone che sono lì, che guardano quella scena e vedono il proprio figlio, il proprio marito, il proprio fratello star male in diretta. Ieri è morto anche un dirigente dell’Adriese in tribuna durante la partita. Quindi sono cose che purtroppo accadono, ne accadono sempre di più e bisognerebbe riuscire a capire qual è la motivazione. Perché se accadono in Serie A magari hai l’intervento di soccorsi importanti ed immediati, mentre in Serie D ti ritrovi in balia degli eventi e magari non riesci neanche a sopravvivere”.
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